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Economia

Revisori dei conti cruciali nella riforma degli enti locali

Gli Ordini dei commercialisti e Ancrel avanzano 
proposte alla Regione durante l’incontro con l’assessore Pantonin

Nella riforma degli enti locali i revisori dei conti saranno chiamati a un ruolo ancora più importante che in passato. I principi di efficienza della macchina pubblica, di trasparenza dell’amministrazione e di efficacia dell’utilizzo dei soldi dei cittadini richiedono, infatti, un’attività non solo di vigilanza, ma anche di servizio e assistenza professionale e qualificata. Tutti obiettivi ribaditi dai rappresentanti dei dottori commercialisti e dell’Ancrel in occasione del recente incontro avuto con l’assessore regionale Paolo Pantonin.

Non solo controllo, ma anche ‘consulenza’

“I principi di efficienza della macchina pubblica, di trasparenza dell’amministrazione e di efficacia dell’utilizzo del denaro versato dai cittadini sotto forma di tributi e tariffe – hanno spiegato - richiedono solide professionalità, interne ed esterne agli enti, e i revisori dei conti sono chiamati a svolgere un controllo collaborativo non più solo con il Consiglio, ma anche con la Giunta, in occasione delle nuove variazioni di bilancio”.

Ancora più formazione

I revisori svolgono da anni un'offerta formativa specifica, molto apprezzata anche dai funzionari degli enti locali, ma l'Ancrel e gli Ordini dei dottori commercialisti ed esperti contabili si attiveranno ancora di più perché l'organo di revisione sia attivo e presente negli enti, con maggiore competenza e professionalità. I presidenti degli Ordini di Udine e di Pordenone, anche a nome dei colleghi di Gorizia e Trieste, hanno dichiarato la massima disponibilità a collaborare per la stesura del regolamento che definirà l'articolazione dell'elenco regionale dei revisori perché è necessario alzare lo standard di preparazione professionale di ogni soggetto e, nello specifico, anche dei revisori legali che operano negli enti locali e negli organismi controllati da soci pubblici, parti importanti del bilancio consolidato comunale, che con il 2016 prende corpo. La Scuola di Alta Formazione degli Ordini del Triveneto progetterà, inoltre, un percorso formativo di specializzazione sulle tematiche della Pubblica Amministrazione per i propri iscritti, che potrà essere aperta anche alla dirigenza del Comparto unico.

Criteri per la formazione dell’elenco

I revisori hanno spiegato perché per la formazione dell'elenco regionale si deve valutare la competenza, l'aggiornamento e l'esperienza fatta sul campo, ma anche aprire i Collegi a chi si candida per un primo incarico, in modo che maturi la necessaria conoscenza dell'attività che svolgono le amministrazioni locali e svolgeranno le Uti, strutture particolarmente complesse.

I rappresentanti dell'Ancrel hanno, poi, evidenziato la difficoltà del revisore singolo a far fronte correttamente a quanto oggi gli viene richiesto: pareri, attestazioni e certificazioni che con il 2016 saranno molti di più e richiedono la presenza del Collegio, che va legata alle condizioni strutturali dei bilanci, nell'interesse dei cittadini perché in caso di bilancio deficitario saranno proprio loro a pagare con il rincaro dei tributi e tariffe.

Va garantita la presenza

“Il numero di abitanti oggi – hanno spiegato - non è più un criterio sufficiente perché le riforme regionali della finanza locale, delle Uti, del comparto unico sommate alla riforma nazionale dell'armonizzazione dei bilanci, si devono applicare a tutti gli enti locali e non è un caso che fino a oggi i Comuni in sofferenza siano proprio quelli con meno di 5.000 abitanti. La legge regionale all'art. 25 prevede il revisore unico nel 95% degli enti e il Collegio solo negli 11 Comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, pari al 5% del totale dei Comuni del Friuli Venezia Giulia. Questo limite nazionale deve essere calato sulla nostra realtà e il Consiglio regionale deve prendere atto che non sarà possibile sviluppare quel controllo collaborativo, che richiede impegno, studio di chi ha esperienza e formazione certificata, ma soprattutto presenza presso gli enti, a fianco di chi deve prendere decisioni strategiche e operative.

Come si concilia questa scelta con la garanzia che la nostra Regione deve dare allo Stato di un Sistema delle Autonomie in equilibrio sostanziale?”

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