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Economia Stregna

Proprietà intellettuale, Udine diventa la porta d’Europa

Lo studio GLP fa incontrare dodici realtà del Nord Est con l’Ufficio Brevetti Europeo. «Innovazione e sviluppo: i diritti di proprietà intellettuale sono la base per poter crescere ancora»

Udine diventa la porta d’Europa per i diritti di proprietà intellettuale (DPI). Lo studio GLP ha accolto ieri, lunedì 22 ottobre, nella propria sede di Udine una delegazione dell’Ufficio europeo brevetti (EPO), confermandosi punto d’incontro tra il mondo imprenditoriale e l’ufficio europeo che si occupa dei depositi. L’occasione è stata dettata dalle novità del brevetto europeo unitario, la cui applicazione dovrebbe avvenire all’inizio del 2019.

Con il “Connection Day”, lo studio di Udine - che ha sedi a Milano, Bologna, Perugia, San Marino e Zurigo, più di 70 dipendenti, oltre 7mila clienti e più di 100mila casi trattati - ha fatto incontrare tre esaminatori dell’EPO con alcune aziende di primaria importanza del Nord Est attive su scala internazionale. Nomi del calibro di Alifax, Area Science Park, Corob, Danieli e C. Officine meccaniche e Danieli Automation, De’ Longhi, Friulsider, Illy Caffè, IMA - Industria Macchine Automatiche, Mangiarotti - Westinghouse, MEP Macchine Elettroniche Piegatrici e Università di Udine hanno riflettuto sull’importanza di tutelare le proprie conoscenze e di investire sull’innovazione perché «imparando ad apprezzare i DPI nello stesso modo in cui vengono apprezzati i più tradizionali asset aziendali, s’impara a gestire il business in termini moderni, utilizzando mezzi internazionalmente riconosciuti e sostanzialmente tutelati in pari modo», osservano Davide e Daniele Petraz, co-managing partner di GLP. «I diritti di proprietà intellettuale non sono solo un mezzo per accorciare eventuali distanze con altre realtà, ma una chiave per acquisire vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti. Con i DPI tutta la struttura industriale della nostra regione ha dato tanto, ma può dare ancora di più».

I vantaggi

A testimoniare il vantaggio competitivo ci sono i dati dell’EUIPO. L’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale ha infatti rilevato come le aziende ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale abbiano una marcia in più anche nella capacità di creare sviluppo e ricchezza. Prendendo in considerazione il periodo 2011-2013, l’industria ad alta incidenza di DPI ha creato - direttamente e indirettamente - oltre 80 milioni di posti di lavoro e ha generato il 42% dell’attività economica totale (5.700 miliardi di euro). A fronte di un deficit commerciale di 42 miliardi di euro, i prodotti europei ad alta incidenza DPI hanno avuto un surplus dei 96 miliardi. In questo quadro, la quintessenza dei DPI sono i brevetti: «Sono indicativi non solo della capacità innovativa delle aziende, ma anche la loro capacità di competere in un mondo globalizzato con le armi più raffinate, quali la gestione finanziaria dei DPI, la loro forza espansiva e anche coercitiva nei confronti di chi è meno preparato», spiegano Davide e Daniele Petraz di GLP.

La situazione italiana

Tra il 2015 e il 2017, i brevetti europei provenienti dall’Italia sono cresciuti del 9%; pur posizionandosi al decimo posto, con i suoi 12.510 depositi il nostro Paese è però ben lontana da Francia (quarta con oltre 30 mila), Germania (seconda con 75 mila) e Stati Uniti (primi con 124 mila). Una situazione che si riflette anche nel solo comparto meccanico. «Circa la metà dei brevetti europei arrivano da Paesi extra UE. La Germania esprime il 20%, la Francia il 15% e l’Italia il 3%», osserva Stefano Cecchini, examiner di EPOintervenuto nella sede di GLP insieme con i team manager EPO Petra Theresia Schindler-Bauer e Cyril Valfort. L’Italia risente di una scarsa cultura, ma anche di una struttura imprenditoriale fatta di tante piccole e medie realtà. «Le aziende italiane hanno per lo più dimensioni medio piccole e una struttura di carattere familiare. C’è una tendenza alla riservatezza, a mantenere all’interno il know-how senza però comprendere fino in fondo l’importanza di una sua corretta tutela». Chi però opera su scala internazionale conosce bene l’importanza di tutelare le proprie invenzioni e i propri marchi.

Le testimonianze: Illy Caffè, Danieli, De’ Longhi, Alifax, Friulsider

«Siamo nati nel 1933 proprio da un brevetto sulla pressurizzazione», ricorda Alessia Lacosta, IP Manager di Illy Caffè. «Siamo un’azienda votata all’innovazione pura con una forte attenzione alla tutela intellettuale». Con 500 titoli brevettuali e 1.200 marchi depositati nel mondo e un rapporto avviato con GLP dal fondatore, Illy ha investito sulla qualità «per rendere il prodotto unico e fare in modo che il nostro caffè possa essere gustato in ogni parte del mondo con la stessa qualità».

Ci sono anche le imprese che non fanno nulla se non è brevettabile. È il caso di Alifax, azienda leader nello sviluppo di tecnologie medicali per i laboratori. «Abbiamo 22 brevetti attivi in tutto il mondo e siamo presenti in 120 Paesi. Ci muoviamo solamente con prodotti che possono essere brevettati», sottolinea il presidente e CEO Paolo Galiano. La tutela è punto nodale anche per chi opera in settori ritenuti più “lenti” come Danieli. «Con 400 famiglie brevettuali per un totale di oltre 3000 titoli nel mondo, siamo uno dei gruppi che brevetta di più, in un ambito quale quello della metallurgia i competitor non sono molti», dice Luca Fabbro IP Engineer in R&D di Danieli e C. Officine Meccaniche. «In un settore dove le evoluzioni richiedono tempo, la tutela brevettuale è un investimento non solo in senso classico: l’attività di analisi permette anche di vedere come si stanno comportando i competitor».

Un’azione anche De’ Longhi, colosso nella produzione di elettrodomestici e numero uno al mondo per le macchine per caffè espresso, svolge. «L’attività di analisi viene fatta prima di avviare un progetto di ricerca», afferma Matteo Bortoluzzi, Senior Legal Counsel - IP Specialist di De’ Longhi. Parlare di diritti per la proprietà intellettuale è anche questo: «Sapere cosa esiste, cosa è già brevettato per andare oltre». E l’andare sempre più avanti è stato anche il leitmotiv che ha guidato Friulsider nella sua crescita esponenziale degli ultimi anni. «Facciamo elementi di ancoraggio e abbiamo investito su un fattore culturale: la qualità, intesa sia come prodotto sia come elemento che deve essere tutelato per garantire il massimo della sicurezza», ricorda Andrea Tondon Marketing Manager dell’azienda di San Giovanni al Natisone (UD).

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