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Pensioni: superare rigidità e favorire turn over

Cisl Fvg vuole spingere sulla “fase 2”. Stamani a Udine un incontro con il nazionale Maurizio Petriccioli: “Giudizio sospeso sul negoziato fino ai prossimi incontri”

Superare le attuali rigidità del sistema e favorire il turn over generazionale: sono questi gli obiettivi della Cisl Fvg rispetto alla cosiddetta “fase 2” della riforma previdenziale, stamani al centro di un convegno promosso dallo stesso Sindacato. Il tema è di quelli “caldi”, con il negoziato in corso con il Governo, e tante partite ancora aperte. A darne conto è il segretario nazionale della Cisl, seduto al tavolo ministeriale, Maurizio Petriccioli, che da Udine – al convegno promosso dalla Cisl Fvg - rilancia le “sue” priorità: blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita previsto per il prossimo 2019 e individuazione di un nuovo criterio che rispetti le diversità e peculiarità di tutti i lavori; annullamento delle disparità di genere, che ancora penalizzano pesantemente le donne e misure più ampie per il riconoscimento dei lavori di cura; superamento degli attuali criteri previsti nel sistema contributivo, che vanno a danno dei lavoratori con i redditi più bassi e strumenti per sostenere le future pensioni dei giovani, in grado di valorizzare la storia contributiva anche di chi registra situazioni di discontinuità lavorativa. Grande attenzione poi anche al capitolo della previdenza complementare, che va rilanciata estendendo la fiscalità incentivante prevista per i lavoratori privati anche a quelli del settore pubblico, senza contare la necessità di operare una separazione contabile, ormai indispensabile, tra spesa previdenziale ed assistenziale.

E’ evidente che c’è ancora molto da fare, ma è comunque importante essere arrivati alla fase 2 della trattativa, cosa che non era affatto scontata. ”Tuttavia – rincara Petriccioli – il giudizio sul tavolo avviato con il Governo potrà essere perfezionato soltanto dopo i prossimi incontri, dove la vera questione dirimente e politica sarà la sospensione e revisione dell'automatismo che lega la crescita dell'aspettativa di vita a quella dei requisiti pensionistici”. Sicuramente occorrerà, poi, lavorare anche sull’Ape social, strumento di grande equità introdotto dalla riforma per consentire la pensione anticipata ad alcune categorie di persone, ma ancora poco conosciuto in Friuli Venezia Giulia, se si considera che le domande giacenti, nella sola provincia di Udine, sono “solo” 231, a fronte delle 66mila presentate a livello nazionale (il dato dell’Inps è di giugno scorso), appunto per l’Ape Social e precoci.

Siamo di fronte ad uno strumento molto interessante, che va valorizzato nella sua portata. Quanto al quadro generale del Friuli Venezia Giulia, la riforma delle pensioni riguarda da vicino una fetta enorme di popolazione, considerato anche l’indice molto elevato di invecchiamento registrato in regione e che le persone tra i 60 e 64 anni (le più coinvolte nell’imminente) sommano oltre 77mila 600 unità, di cui quasi 40mila 200 donne. Proprio quella fascia di età che è stata penalizzata dalla legge Fornero e che si è vista spostare il traguardo della pensione.

Sono, invece, circa 500mila le pensioni oggi erogate, con un importo pari ai 6 miliardi di euro e per il 15% sotto la Gestione pubblica (a fronte del 4,6% nazionale); mentre le pensioni assistenziali in essere (pensioni sociali, assegni sociali e prestazioni di invalidità civile) ammontano circa al 12% del totale, andando però ad incidere sul costo complessivo per il solo 5%. L’incidenza delle pensioni previdenziali in Friuli Venezia Giulia è dunque di circa il 40,8% mentre in Italia si assesta al 29,1%; quanto, nello specifico, alle pensioni assistenziali in regione rappresentano il 12%, mentre a livello nazionale toccano il 21%.

Proseguendo nella fotografia, l’età media in Friuli Venezia Giulia è di 75, 9 anni, più alta del dato nel Nord Italia (75,3 anni) e rispetto al dato nazionale (75,5 anni). Quanto agli importi percepiti medialmente ogni mese siamo a quota 928 euro, contro i 1.029 euro riscontrati al Nord e i 950 su base nazionale. Resta, inoltre, evidente anche la disparità di “genere”, con gli uomini che accedono alla pensione di vecchiaia per l’88%, contro le donne ferme al 53%, con queste ultime che hanno maturato e continuano a maturare un’anzianità contributiva inferiore, per il tempo dedicato alla cura della famiglia, e di conseguenza a percepire importi che arrivano anche alla metà di quelli degli uomini.  Al convegno, aperto dal segretario regionale Roberto Muradore, sono intervenuti, oltre a Petriccioli, il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco e il direttore dell'Inas Cisl Fvg, Stefano Cattarossi.

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