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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Parrucchieri ed estetiste: 4mila in difficoltà, "la rabbia può diventare reazione disordinata"

Il comparto benessere non è concorde con la chiusura forzata fino al primo giugno. "Dilagano gli abusivi, fateci riaprire"

Parrucchieri ed estetiste si ribellano al lockdown imposto fino al primo giugno 2020 e, in segno di protesta e richiesta di supporto, hanno deciso di inviare una lettera ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia, affinché si facciano portavoce delle loro istanze presso il Governo per una riapertura anticipata.

Confartigianato Fvg

A supportare il comparto benessere e la petizione arrivata ormai a quasi 4mila adesioni, anche Confartigianto Fvg. "Una vera e propria mazzata per il settore, costretto ad abbassare le serrande l’11 marzo scorso e con la prospettiva di ancora un lungo fermo, nonostante l’alto grado di sicurezza e igiene con cui già normalmente operano queste realtà", afferma il presidente regionale di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti.

La protesta di parrucchiere ed estetiste:«Siamo pronte, fateci riaprire»

I numeri

A rivolgersi alla Regione, sono in totale 3.270 imprese artigiane – tra acconciatori ed estetiste – attive in Friuli Venezia Giulia, cui afferiscono 5.897 addetti, dei quali 2.413 dipendenti, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato-Imprese Udine su dati Unioncamere-Infocamere. Nello specifico, sono 1.984 le aziende di acconciatori, 426 quelle che si occupano di manicure, 146 quelle dedite ai massaggi-abbronzatura, 134 le imprese di tatuaggi e piercing, 580 gli istituti di bellezza. Tra parrucchiere e barbieri, sono 223 le imprese artigiane attive a Gorizia; 519 a Pordenone; 308 a Trieste; 934 a Udine. Complessivamente occupano 3.998 addetti, dei quali 1.805 dipendenti.

Le richieste

Come si legge nella lettera indirizzata ai parlamentari del Fvg, gli imprenditori si dicono "stupiti" della decisione del Governo, perché "evidentemente non è stato preso con il dovuto peso e l’adeguata considerazione" il fatto di "essersi messi a disposizione per individuare modalità per lo svolgimento delle attività in assoluta sicurezza".

Operatori abusivi

Altro grande problema del settore è che il lockdown, come fanno sapere gli stessi imprenditori, "ha consentito a centinaia di operatori abusivi e irregolari di girare di casa in casa, aggravando una piaga già preoccupante".

Rabbia

Al primo giugno, incalzano, "cosa potrebbe essere fatto di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? E si può star fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile e maggio?". C’è il rischio che "la rabbia diventi reazione disordinata", concludono gli imprenditori artigiani nella missiva ai parlamentari, "non arginabile se non attraverso l’impegno serio del mondo politico rispetto alla situazione".

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