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Economia

Occupzione, il grido d'allarme della Cgil: "Risposte concrete per giovani e disoccupati"

L’appello del segretario regionale Pezzetta: «L’invecchiamento del mercato del lavoro non dipende solo da fattori demografici. Migliorare le politiche attive e il rapporto istruzione-formazione è una priorità»

La disoccupazione giovanile che supera il 20% nella fascia sotto ai 25 anni, una vera e propria fuga dal lavoro che colpisce tutti gli under 35, un numero di Neet, i giovani che non cercano un posto e non studiano, che sfiora quota 35.000 e che in termini percentuali si attesta al 16% della popolazione con meno 35 anni di età. Nasce da questi numeri, e non solo, il nuovo grido d’allarme lanciato dalla Cgil Friuli Venezia Giulia, che analizza il progressivo invecchiamento del mercato del lavoro e invita a uno sforzo comune parti sociali, imprenditori, mondo dell’istruzione e politica, con l’obiettivo di invertire una tendenza «insostenibile nel tempo», non solo per le sue ricadute economiche e sociali più immediate ma anche per le prospettive, definite «devastanti», che questa situazione determinerà sulle future pensioni delle giovani generazioni.

Precarizzazione

Ad aggravare l’emergenza c’è la precarizzazione del lavoro: «Se è vero – osserva il numero uno della Cgil regionale – che la ripresa economica degli ultimi anni ci ha fatto recuperare buona parte dei posti persi a causa della recessione, siamo di fronte a una diffusione sempre più marcata di contratti a termine e a orario ridotto: i primi, infatti, sono cresciuti del 41% tra il 2008 e il 2018, e più di un posto di lavoro su 5 è a part-time, che ha visto un incremento del 27% in 10 anni. Questo si riflette inevitabilmente sulle retribuzioni e sulla contribuzione, con pesanti ripercussioni sulle condizioni di reddito attuali e future dei giovani. Sono dati che impongono una riflessione anche alle associazioni imprenditoriali, perché quello della mancanza di lavoratori specializzati e di professionalità è un problema reale, ma lo scarso appeal del manifatturiero e dei servizi è anche legato al ricorso sempre più massiccio alla precarietà, agli appalti e al dumping contrattuale».

I dati al completo

Collocamento e politiche industriali

L’altro fronte caldo è quello del ricollocamento, visto l’intensificarsi, negli ultimi mesi, di nuovi segnali di crisi. «La stretta e le nuove regole sugli ammortizzatori – osserva Pezzetta – non ci aiutano a gestire le vertenze in atto, il cui impatto è fortunatamente distante dai periodi più bui della crisi. Di sicuro, però dobbiamo prepararci a far fronte a nuove tensioni occupazionali e a nuovi esuberi, che chiamano in causa, una volta di più, il ruolo dei centri per l’impiego e della formazione, il cui contributo, lo sappiamo, è minimo sia in termini di assunzioni dei giovani che di ricollocamento». Da qui l’esigenza di accelerare sugli interventi annunciati dall’assessorato al Lavoro per il potenziamento delle assunzioni nei centri per l’impiego e per migliorare il rapporto tra scuole, università, formazione e mondo del lavoro: «Siamo abituati a giudicare il lavoro degli amministratori sul merito – spiega il segretario –e non in base al colore politico delle maggioranze, e l’assessore Rosolen sta operando nella direzione giusta, regionalizzazione della scuola a parte. Il grosso del lavoro, però, è ancora da fare, a partire dalla necessità di un protocollo regionale sugli appalti e dalla gestione di uno strumento come il reddito di cittadinanza, che per come è stato concepito rischia di essere poco efficace in termini di politiche attive del lavoro». Ma il primo impulso all’occupazione dovrà arrivare dall’economia reale, «che va sostenuta – sottolinea Pezzetta – con un’adeguata strategia di politica industriale anche da parte della Regione, con criteri più stringenti negli incentivi alle imprese, con il rilancio del ruolo delle finanziarie regionali e soprattutto attraverso investimenti mirati sulle infrastrutture, sulla messa in sicurezza del territorio e del patrimonio residenziale pubblico e privato».

Riforme

Ma sull’operato della Giunta non mancano le critiche. La Cgil boccia senza esitazione la gestione delle politiche sull’immigrazione, «dove si continuano a sollevare falsi problemi con intento chiaramente propagandistico e si insiste sulla scelta di smantellare il sistema dell’accoglienza diffusa», così come, guardando alle riforme, «l’impasse di un ridisegno degli enti locali il cui unico approdo sembra un ritorno sic et simpliciter alle vecchie province, al di fuori di qualsiasi disegno strategico che non sia quello di incrementare il numero di cariche elettive». Quanto al futuro della sanità, la Cgil attende la ripresa del confronto con l’assessore. «Abbiamo apprezzato – dichiara Pezzetta – la scelta di mantenere sotto un’unica direzione ospedale e territorio, ma va scongiurato il taglio dell’1% alla spesa sul personale per imprimere un’accelerazione sulle assunzioni, indispensabili, assieme al potenziamento dei servizi territoriali, per ridurre i tempi delle liste di attesa». La preoccupazione non celata è che la mancata soluzione delle criticità possa essere la giustificazione per aumentare il ricorso al convenzionamento con i privati, che per la Cgil«rappresenterebbe una risposta totalmente sbagliata».

Industriali

Nessuna «invasione di campo», infine, sulla querelle apertasi in seno agli industriali sul tema della regionalizzazione: «Sono questioni interne a Confindustria – spiega il segretario – e sulle quali la Cgil non ha voce in capitolo. Mi auguro soltanto che le attuali divisioni possano trovare una composizione perché è importante che un’associazione di questa importanza possa esprimere un livello di interlocuzione forte anche a livello regionale, sia nei confronti delle parti sociali che con la politica».
 

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