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Economia

Voucher: «Cambieranno i numeri, non la sostanza»

Pezzetta (Cgil): “Le nuove regole non ostacolano il nero. Attesa una riduzione della platea”

 «Ciò che resta grave, prima di tutto sul piano del metodo, è l’approvazione di una legge che ha reintrodotto una forma di lavoro essenzialmente analogo ai voucher e che continua a poter essere utilizzata come veicolo di copertura del lavoro nero e sottopagato. Senza modificare quindi nella sostanza una norma sulla quale gli italiani dovevano pronunciarsi attraverso un referendum». Il segretario generale della Cgil Villiam Pezzetta torna così sulla questione voucher, a una settimana dall’attivazione della piattaforma online con cui l’Inps gestirà il lavoro occasionale, reintrodotto dal Parlamento con la legge sulla manovra estiva di bilancio, che ha convertito il decreto 51, con cui il Governo aveva soppresso i buoni lavoro, evitando il referendum abrogativo promosso dalla Cgil.


METODO E MERITO

Ma il problema non è solo di metodo: la Cgil boccia la legge anche nel merito. «C’è chi la attacca “da destra” perché ritiene la nuova procedura troppo burocratica», commenta il segretario, «ma questo appesantimento dell’iter, vero o presunto, non risponde all’intento di impedire l’abuso del lavoro occasionale e soprattutto la facilità con cui può essere usato come copertura per il lavoro nero». Pezzetta punta il dito in particolare contro la norma che consente alle imprese di “cancellare” le comunicazioni di utilizzo fino a 3 giorni dopo la conclusione della prestazione di lavoro: «Non si capisce perché – spiega il segretario – le imprese possano dichiarare l’utilizzo di un lavoratore fino a 60 minuti prima dell’inizio della prestazione, mentre hanno ben 3 giorni per comunicare, sempre on-line o tramite call-center, che quel lavoro non si è svolto».

PECCATO ORIGINALE

La norma, per la Cgil, nasce segnata dal peccato originale di aver confermato l’estensione a tutti i settori del lavoro occasionale, con la sola esclusione, rispetto a prima, dell’edilizia (gli appalti erano già esclusi con i vecchi voucher, peraltro utilizzabili, se acquistati entro il 17 marzo, per tutto il 2017). I nuovi paletti sono essenzialmente numerici, a partire dai tetti che escludono le imprese con più di 5 dipendenti a tempo indeterminato e che impediscono il ricorso ai voucher oltre il limite complessivo di 5.000 euro all’anno di compensi. Novità che non bastano ad attenuare il giudizio negativo della Cgil, come pure non basta a cambiare segno alla nuova legge l’introduzione del minimo giornaliero di 4 ore di ore retribuite, anche quando il numero di ore lavorate sia inferiore (la norma non si applica al Libretto di famiglia).

SOS AGRICOLTURA

Grave, per la Cgil anche la scelta di abbassare il compenso netto in agricoltura dai 9 euro degli altri settori (8 per le famiglie) ai minimi fissati dai contratti nazionali per le diverse aree del lavoro agricolo, rispettivamente 6,52, 6,94 e 7,57 euro. «Limiti che nella maggior parte del Paese, Fvg compreso, sono ampiamente superati dagli accordi territoriali», spiega Pezzetta. Che denuncia «un rischio certo di dumping contrattuale, anche in virtù del fatto che cresce il numero di ore di lavoro che le imprese agricole possono retribuire entro i limiti annui di 2.500 euro individuali e 5.000 complessivi, tanto più in assenza del limite di 280 ore annue per lavoratore fissato per le imprese di altri settori».

I NUMERI

I nuovi paletti dovrebbero determinare una riduzione del ricorso ai voucher che la Cgil Fvg stima tra il 40 e il 60%, rispetto a una platea che nel 2016 ha raggiunto 1,8 milioni di lavoratori a livello nazionale e 60mila in regione. Primo fattore di riduzione il tetto dei 5 dipendenti, dal momento che il 75% dei voucher viene utilizzato da imprese con dipendenti dell’industria e del terziario, tra le quali quelle al di sopra della soglia in questione erano sicuramente in maggioranza. Incideranno inoltre il limite dei 5.000 euro di compensi netti per impresa e l’esclusione dell’edilizia, che assorbiva il 5% dei vecchi voucher. «Il lavoro occasionale resta però uno strumento esteso a quasi tutti i settori e che non contrasta, tutt’altro, il lavoro nero, irregolare e sottopagato», rimarca il segretario della Cgil Fvg. «Da qui il nostro auspicio – conclude – che la Corte Costituzionale, sollecitata anche dalle 150mila firme che stiamo raccogliendo, intervenga per chiedere una legge di segno diverso, dopo lo scippo di un referendum richiesto da oltre 1,1 milione di italiani».

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