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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Aiab e Wwf su latte tossico: "colpa della monocoltura e agricoltura intensiva"

Le associazioni ambientaliste criticano le tecniche produzione in Fvg. “Va rivisto il sistema colturale e l’intera filiera produttiva. Il latte contaminato è frutto di una semplificazione culturale, così come gli Ogm"

La recente scoperta della messa in commercio di latte con sostanze tossiche e cancerogene riporta alla ribalta da un lato il problema delle contaminazioni dei prodotti alimentari, dall’altro quello della diffusa pratica della monocoltura di mais su buona parte del territorio regionale e non solo. “Gli attacchi alle piante da parte di varie muffe cancerogene, che poi vengono metabolizzate dalle vacche alimentate con il cereale contaminato - affermano Wwf e Aiab Fvg in una nota congiunta - sono infatti la conseguenza di pratiche che le associazioni ambientaliste e di produzione di alimenti biologici contestano da decenni, ed il caso evidenziato dai Nas non ci stupisce. L’agricoltura – sottolineano le associazioni – deve essere riportata alla sua principale funzione, quella di produrre alimenti sani, e non deve semplicemente rispondere a logiche commerciali di corto periodo per le quali si coltiva la stessa specie per decenni sulla stessa superficie, favorendo l’insediamento di specie fungine, utilizzando concimi e varietà idonee ad accrescere la quantità, ma a scapito della qualità”.
 
Secondo Wwf e Aiab, le misure di contenimento delle fitopatologie devono riguardare l’intera filiera produttiva, dalla coltivazione alla raccolta, dal trasporto allo stoccaggio, con misure agronomiche e di gestione delle derrate. Va valutata attentamente anche l’opportunità di coltivazione del mais, specie notoriamente molto sensibile in fatto di esigenze idriche e termiche. Tra le misure agronomiche che dovrebbero essere adottate vi sono la rotazione delle colture e la diversificazione delle specie coltivate; la riduzione della concimazione azotata; la gestione della fertilità microbiologica dei suoli attraverso l’uso di concimi organici (letame) che degradino tutti i residui; l’anticipo della semina ove possibile; la scelta varietale; la determinazione corretta dell’epoca di raccolta; l’aumento delle produzione foraggere a scapito dei cereali.

Oltre alla gestione del cantiere di raccolta, devono poi essere adottate idonee misure sulla gestione delle derrate, in particolare la raccolta tempestiva; lo stoccaggio dei cereali al grado di umidità ottimale e l’umidità deve essere limitata anche con l’arieggiamento e la movimentazione; la modernizzazione dei macchinari di raccolta o stoccaggio, mediante l’impiego di sistemi di prepulitura, spazzolatura e selezione (in particolare ottica) di chicchi visibilmente infetti e pannocchie che con la vecchia raccolta a mano venivano scartate.

 “Il latte contaminato – concludono – è l’ennesimo regalo della monocoltura e della semplificazione colturale e gli Ogm vanno in questa stessa direzione. L’auspicio è che la gravità di quanto avvenuto serva per invertire la marcia. E serva anche come monito per coloro che attribuiscono alla filiera a km0 una garanzia intrinseca di qualità, quando evidentemente le schifezze si fanno anche nel cortile di casa”.
 
 

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