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Economia

Crescono gli occupati nelle imprese artigiane: quasi 9 su 10 sono a tempo indeterminato

Presentata questa mattina la XXV indagine congiunturale sulle realtà artigiane della provincia di Udine

In attesa di verificare quale sarà il reale contraccolpo della stretta ai contratti a termine operata dal Governo con il decreto Dignità, il segnale che arriva dalle imprese artigiane della provincia di Udine è dei più positivi sotto il profilo dell’occupazione. Interpellati nell’ambito della XXV indagine congiunturale, gli artigiani friulani dicono infatti che l’occupazione è cresciuta del +1,4% negli ultimi sei mesi, in particolare quella stabile. Rispetto al dato regionale che vede i dipendenti con contratti a tempo determinato attestarsi al 15% circa del totale, nell’artigianato provinciale la percentuale è pari a circa il 13%, segno di come le imprese artigiane guardino ai dipendenti come a un bene primario, un patrimonio di competenze da valorizzare e non disperdere, tendendo per questo a privilegiare – condizioni economico-finanziarie permettendo – i rapporti di lavoro stabili ai vorticosi turnover dei contatti a termine.

L'indagine in numeri e tabelle (apri il pdf)

Lavoratori: patrimonio delle imprese

“I nostri dipendenti – afferma il presidente di Confartigianato-Imprese Udine, Graziano Tilatti – sono una risorsa preziosa e insostituibile. Lo sono stati in tempo di crisi e lo sono ancor più oggi sulla via della ripresa”. Sulla stessa lunghezza d’onda i 600 artigiani intervistati: il 76% delle imprese artigiane con due o più addetti certifica (al 30 giugno rispetto all’anno precedente) la propria occupazione stabile, il 14% in aumento e solo il 10% in calo. Occupazione, ma anche crescita, fiducia nel sistema Paese, investimenti, finanziamenti bancari sono alcuni dei temi sui quali l’Ufficio Studi di Confartigianato ha voluto fare il punto chiedendo alla base attraverso 600 interviste effettuate dall’Irtef di Udine. Ne risulta un quadro che dopo anni di sofferenze, regala finalmente significativi squarci di sereno.

La crescita c’è, ma rallentata

L’indagine misura la crescita attraverso il saldo d’opinione sul fatturato (a consuntivo). Debolmente positivo (+1%) a luglio 2017 è balzato a +19% all’inizio di quest’anno per poi rallentare a luglio 2018: ancora positivo sì, ma solo del +6%. A livello di settori, chi sta meglio (la misura è data dalla differenza percentuale tra chi dichiara il fatturato in aumento o in diminuzione) sono le realtà attive nei servizi alle imprese (+18%) e nella manifattura (+11%) al contrario delle autofficine (-17%) e dei servizi alla persona (-1%). Parallelamente crescono i mercati della subfornitura alle imprese (+18%), debolmente positivi quelli dei privati e dei consumatori finali (+2%). La zona più performante è il Basso Friuli (+21%), viceversa quella che registra le maggiori difficoltà è l’Alto Friuli (-7%). Crescono le imprese strutturate, con 5 e più addetti (+34%), stabili quelle con 1-2 addetti (-1%). Torna infine a prender quota l’export: +25% le imprese che esportano. Tra i problemi che danneggiano la competitività delle proprie aziende gli intervistati segnalano ai primi tre posti la crescita dei prezzi praticati dai fornitori, l’allungamento dei tempi di incasso delle fatture e gli elevati costi energetici.

Cala l’indebitamento bancario

Nel 2014 la quota di artigiani con un indebitamento bancario era del 56%, nel 2015 del 52%. A partire dal 2016 è scesa molto al di sotto del 50% per arrivare nel 2018 sotto il 40%. Negli ultimi 5 anni poi si è andata riducendo di oltre 10 punti la percentuale di artigiani che hanno chiesto o rinegoziato un fido o un finanziamento bancario: a luglio 2013 era del 25% (un artigiano su quattro), oggi è di appena il 14% (uno su sette). Per contro le banche accolgono 8-9 richieste su 10: il 20% in più rispetto alla fase di “credit crunch” del 2013.

Sistema Paese, più fiducia ma a “tempo determinato”

Cresce la fiducia ma non in modo incondizionato. Fatto 10 il voto massimo, le imprese si promuovono con un 7,3% (0,1 in più rispetto a un anno prima), all’economia danno invece un misero 4,7. Ancora insufficiente, ma in crescita rispetto al 3,7 di luglio 2017. “Le aziende si aspettano che qualcosa cambi, da qui – afferma il presidente Graziano Tilatti – l’aumento della fiducia che tuttavia resta in area negativa, in attesa di pesare sul campo i risultati”.

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