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In Fvg c'è ancora incertezza per le previsioni economiche 2022

Quest’anno la crescita è prevista al 3,8 per cento ma peseranno diversi fattori: dall’evoluzione della pandemia ai rincari dei costi per l’energia

I dati del Friuli-Venezia Giulia avevano registrato, nel 2020, la riduzione più contenuta fra tutte le regioni italiane: meno 7,5 per cento rispetto all’anno precedente. Nel 2021 l’economia ha mostrato un rimbalzo con un più 6,6 per cento e le previsioni indicano una progressione di crescita del 3,8 per cento nel 2022, del 2,8 per cento nel 2023, dell’1,9 per cento nel 2024. Questi i dati emersi dalle analisi dell’ufficio studi di Confindustria Udine su dati Prometeia.

Lo scenario

Queste previsioni si basano su alcune ipotesi: i nuovi contagi della pandemia raggiungano il picco nel primo trimestre dell’anno in corso. Inoltre, le condizioni monetarie e finanziarie rimangano favorevoli come lo sono in questo momento e ci sia una progressione della ripresa del commercio mondiale, e di riflesso locale, dopo un temporaneo indebolimento dovuto alle tensioni nelle catene globali del valore, i cui effetti verrebbero meno nel corso di quest’anno.

Nel dettaglio

Il prodotto interno lordo ha avuto un rallentamento della crescita negli ultimi mesi dello scorso anno e nei primi di quello in corso per due ragioni principali: il forte rincaro dell’energia che ha colpito soprattutto l’industria e gli elevati contagi che hanno frenato i consumi e i flussi turistici. Secondo le stime dovrebbe tornare ad espandersi in misura sostenuta dalla primavera. La ripresa dei consumi, frenati nella prima parte di quest’anno da un atteggiamento prudenziale dettato dalla pandemia e dagli effetti del rincaro dei beni, soprattutto energetici, dovrebbero espandersi nuovamente dalla primavera e, unitamente alla prosecuzione dell’aumento dell’occupazione, in media d’anno dovrebbero crescere del 4,9% nel 2022, per decelerare al 3,8% il prossimo anno. A sostenere la domanda contribuirebbe anche la ricchezza accumulata durante la crisi e un tasso di risparmio che dovrebbe progressivamente abbassarsi, pur con una propensione al consumo ancora inferiore al periodo pre-Covid.

Un deciso contributo allo sviluppo arriverebbe dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si pensa che le misure finanziate con i bilanci nazionale e regionale, grazie ai fondi europei, sosterranno le attività economiche per circa 5 punti percentuali nel quadriennio 2021-2024.

Gli investimenti hanno recuperato il crollo del 2020 già nella prima parte dello scorso anno (+18,6 per cento la variazione annua rispetto al 2020), grazie anche alla forte espansione nel comparto delle costruzioni spinto dagli incentivi sulle ristrutturazioni e dagli investimenti pubblici, nonostante difficoltà di approvvigionamento dei materiali, carenza di manodopera qualificata, rialzi dei prezzi dei beni. In media d’anno sono previsti aumentare del 9,6 per cento nel 2022 e del 6,2 per cento nel 2023.

Le esportazioni proseguirebbero ad espandersi sulla scia dell’andamento positivo del commercio mondiale, registrando, dopo la crescita in volume del 16,6 per cento dello scorso anno, un incremento del 4,9 per cento nel 2022.

L’occupazione seguirà il miglioramento dell’attività economica. Il tasso di disoccupazione rifletterà, invece, la progressiva normalizzazione del mercato del lavoro, con un leggero incremento nel 2022, 6per cento, e una riduzione nel 2023, 5,7 per cento.

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Il quadro

Il quadro previsionale resta in ogni caso incerto. Nuove varianti (legate anche all’iniqua distribuzione dei vaccini nel mondo che può portare a nuove mutazioni), ulteriori intoppi alla supply chain, tasso di inflazione e prezzi delle commodity che restano su livelli elevati più a lungo, tensioni geopolitiche (in particolare tra Russia e Ucraina) potrebbero indebolire o modificare, anche in maniera sostanziale, lo scenario tracciato.

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