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Economia

Allarme imprese in Fvg, in pochi anni saranno fuori mercato

La preoccupazione di Confartigianato, che ha fatto uno studio per analizzare gli effetti che produrrà lo sconto in fattura per lavori su risparmio energetico e antisimici sulle micro imprese

Le imprese friulane saranno fuori dal mercato nel giro di pochi anni a causa dello sconto in fattura per l'Eco Bonus. A dirlo è uno studio di Confartigianato, che ha analizzato gli effetti sulle micro imprese del settore costruzioni che produrrà lo «sconto» in fattura dei benefici per lavori su risparmio energetico e antisimici che i clienti possono richiedere come previsto dalla conversione in legge del cosiddetto decreto Crescita. 

La comunicazione

«I numeri ora confermano l’allarme che abbiamo lanciato: in 2-4 anni una micro impresa può essere costretta a chiudere a causa del nuovo sistema per ecobonus e sismabonus messo in atto dal decreto Crescita. È questo ciò che si vuole per una regione che in tre anni ha già perso 670 aziende del settore costruzioni?». Il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, riporta così all’attenzione delle istituzioni il problema denunciato all’indomani della conversione in legge del cosiddetto decreto Crescita, che costringe le aziende del «sistema casa» a praticare lo «sconto» immediato in fattura al cliente che chiede di usufruire immediatamente dei benefici per lavori dedicati al risparmio energetico (ecobonus) e antisismici (sismabonus), anziché usufruire di una detrazione fiscale dal 50 all’85% spalmata su 10 anni.

Lo studio

Dopo le preoccupazioni espresse immediatamente dalle aziende interessate, il sistema di Confartigianato ha svolto uno studio puntuale sugli effetti della normativa su una micro impresa tipo di 5 addetti del settore delle costruzioni e i risultati sono deflagranti. «Se gli interventi per efficienza energetica pesano per il 50% del fatturato aziendale lo studio evidenzia che l’azienda è messa fuori mercato in 4 anni dal nuovo sistema dell’ecobonus – illustra Tilatti -. Una situazione destinata ad aggravarsi nel caso in cui gli interventi per efficienza energetica pesino per il 75% sul fatturato: in questo caso già a partire dal terzo anno si registra una incapienza di versamenti all’Erario e sarà necessario rinunciare alla totalità dei lavori incentivati». Tali prospettive peggiorano ulteriormente nel caso in cui l’impresa non riesca a compensare i mancati ricavi sul mercato sostenuto dall’ecobonus su altri segmenti di mercato, ovvero immobili non residenziali, nuove costruzioni e simili, in quanto la riduzione dei ricavi diminuisce gli oneri fiscali utilizzabili per la compensazione.

La soluzione

«Il nostro “no” deciso allo sconto sulle fatture per gli interventi relativi all’ecobonus e al sismabonus, si basa dunque sulla consapevolezza della profonda distorsione della concorrenza introdotta dalla norma – come evidenziato dall’Antitrust – a danno di un settore, quello delle costruzioni, che ha già pagato duramente gli anni della crisi», conclude Tilatti, ricordando che «Confartigianato ha ribadito la propria posizione in una comunicazione all’Autorità garante della concorrenza e del mercato». 

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