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Economia

Future Forum 2013: network interdisciplinari e internazionali per aprirsi al futuro

Per Kjeldsen (Copenhagen Institute for future Studies) e Arzeni (Ocse) bisogna adattarsi velocemente al cambiamento e governarlo per essere pronti alle nuove sfide. Non lottare contro il cambiamento, ma adattarsi a esso, e velocemente, individuando i "megatrend" dello sviluppo e provando a governarli

È il Ceo del Copenhagen Institute for Future Studies Claus Kjeldsen a dare i primi consigli di futuro al sistema produttivo e ai cittadini friulani, aprendo “Friuli Future Forum 2013” oggi pomeriggio nella Sala Valduga della Camera di Commercio di Udine. Con lui, ospiti del presidente della Cciaa Giovanni Da Pozzo e con la moderazione di Omar Monestier, si è avviata la riflessione internazionale sul futuro che fino al 29 novembre si svilupperà a Udine per offrire a imprenditori, amministratori pubblici e alla società civile strumenti concreti di lavoro e azione sui territori, grazie al confronto con esperti dei massimi think tank mondiali.

FUTURE FORUM: IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE

A partire dai prestigiosi partner internazionali (Insitute for the future di Palo Alto, oltre a Copenhagen Institute e Ocse) chiamati a confrontarsi dalle istituzioni di un Friuli che ha fatto squadra per programmare la serie di conferenze, laboratori e confronti che animeranno le prossime settimane. E se Kjeldsen ha insistito sulla necessità di un cambiamento culturale rapido perché la nostra economia si apra con convinzione al futuro, Arzeni ha rinforzato il convincimento, insistendo sulla necessità di alzare lo sguardo, muoversi e investire sul domani. «Una riforma strutturale è ciò che il nostro Paese non sta facendo, mentre invece ci blocchiamo su piccoli passi, sulla gestione di emergenze, sull’attendismo e sullo spreco di risorse». Un’analisi amara sull’Italia, quella di Arzeni, che ha anche parlato di “due Europe” soprattutto per quanto riguarda lavoro e occupazione (a partire da quella giovanile) e della necessità di porre mano in Italia in prima battuta alla formazione. L’ha fatto citando un recente studio dell’Ocse, da cui risulta che su 24 Paesi, l’Italia è all’ultimo posto per capacità di lettura e comprensione dei cittadini adulti.

Riformare profondamente la formazione, dunque e da qui, Arzeni ha puntato il dito anche sulla formazione professionale, di cui ha evidenziato l’inadeguatezza. Le risorse del Fondo sociale europeo, ha detto, vengono sprecati per realizzare professionisti della formazione anziché per incidere sull’innovazione di lavoratori e imprese, mentre la vera formazione andrebbe fatta direttamente nelle aziende. «Non ci sarà futuro per l’Europa e per l’Italia se continuiamo con i con i piccoli aggiustamenti senza renderci conto di dove sta andando il mondo, se resistiamo al cambiamento». Un cambiamento per il quale, ha evidenziato Kjeldsen, non bisogna attendere l’aiuto o l’iniziativa dello Stato, ma «va intrapreso da ognuno di noi, dalla volontà dei singoli imprenditori di aprirsi, collaborare, mettersi in rete per incidere davvero dal profondo».

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