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«Il futuro è già iniziato, dobbiamo essere aperti e creativi»

Imprenditorialià, personal branding e iperconnettività. Le parole d'ordine per essere competitivi un domani in campo lavorativo, secondo Francesco Venier del Mib School of management di Trieste

Nel futuro vivremo e soprattutto lavoreremo in maniera diversa rispetto a ora. Ma il futuro non è remoto, è già iniziato. L'evoluzione tecnologica è inarrestabile, e le resistenze nei suoi confronti penalizzano la società, non la tutelano come chi attua questi comportamenti conservativi è portato a pensare. E' questo lo scenario emerso stamattina all'incontro "Come lavoreremo (e vivremo) nel futuro?", nella Sala dell'Economia della Camera di Commercio in occasione della terza giornata di Future Forum, riflessione internazionale sul futuro che si svilupperà a Udine in diversi appuntamenti fino al 29 novembre. A discutere oggi, Francesco Venier, Direttore Executive Mba al Mib School of management di Trieste, introdotto da Lucia Piu, membro della Giunta camerale.

«Stiamo difendendo l'indifendibile. Non siamo in recessione o stagnazione, ma all'inizio di una grande ristrutturazione. La tecnologia corre avanti, ma le nostre competenze e la nostra organizzazione rimangono indietro. Il passaggio non è dolce. Lo scenario della fantascienza sta iniziando, siamo sotto il controllo del computer e ci dobbiamo adattare». Francesco Venier non fa mistero della sua visione del futuro, che più che prossimo considera attuale, già iniziato. Per rendere indolore il passaggio, secondo lui, è necessario realizzare che «il cambiamento è iniziato. L'uomo che fa un lavoro poco diverso dalle macchine diventerà un microchip troppo costoso. Stiamo finanziando sistemi che non producono più valore. Dietro ci stanno l'inerzia della società e le resistenze dei gruppi di potere, ma non ce lo possiamo permettere. La tecnologia c'è, prendiamone atto. Cambiano la società e il valore delle competenze, della gerarchia. Il lavoratore medio sta perdendo la gara contro le macchine. Un tempo al lavoratore veniva chiesta la mera esecuzione. Chi ragiona ancora così è colui che è esposto ai rischi più grandi». Come fare a progredire allora, a essere competitivi sul mercato occupazionale? «Interpretando tre diverse caratteristiche al meglio, l'imprenditorialità, il personal branding e l'iperconnettività.

Imprenditorialità: «Necessario proporre idee nuove, con una cultura di apertura, anche all'interno dei componenti delle stesse aziende. Le persone e la loro creatività dovranno essere al centro.  Chi fa un lavoro sostituibile dalle macchine è a rischio. A sopravvivere sarà il lavoro creativo. Chi opera creatività artigianale e meno artistica competerà con le macchine. Il nuovo leader degli ambienti lavorativi non sarà più un "capo" che fa scendere la sua volontà dall'alto, ma dovrà essere un mentore, che sa motivare le persone e farle collaborare assieme. In questo senso le donne, abituate a lavorare mentalmente su più campi e capaci di farsi ascoltare, saranno avvantaggiate. Prima della rivoluzione industriale il concetto era diffuso, magari su scala locale e non globale, ma se ogni mattina devo immaginarmi qualcosa per garantirmi reddito vuol dire che si sta ritornando a quelle dinamiche».

Personal branding: «Sarà fondamentale riconoscere il proprio valore, quello degli altri, e comunicarlo reciprocamente. Se sono alla conoscenza di competenze diverse dalla mia devo avere come cultura di base la condivisione, che poi è il fondamento dei social media. Dovremo comportarci come dei ballerini di tip tap imprenditoriale. In questo senso gli under 35 sembrano molto più avanti degli altri».

Iperconnettività: «Acquisire informazioni da più tipi di fonti, per poi saperle legare, dargli un senso. Organizzare e gestire più canali sarà fondamentale. Già chi lo fa adesso si conquista una posizione di vantaggio rispetto ai competitors. Per essere attrattivi in futuro diventerà un presupposto indispensabile».

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