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Palazzo Chigi / Cividale del Friuli

"Niet" del governo al passaggio della Faber di Cividale ai russi

Per la prima volta è stato applicato il golden power sulla vendita dell'azienda friulana in quando strategica per la transizione ecologica. Fermato l'acquisto da parte del gruppo di stato Rosatom

Il governo Draghi ha fermato l'acquisizione dell'azienda friulana Faber con sede a Cividale da parte del gruppo di stato russo Rosatom. E lo ha fatto grazie ad uno strumento normativo, il golden power, che permette al governo di intervenire in operazioni finanziare tra privati se tali operazioni sono considerate di interesse nazionale.

Cosa è successo

La cividalese Faber si occupa sia della progettazione sia della produzione di bombole e sistemi per lo stoccaggio di gas ad alta pressione. È attiva anche nel settore dell'idrogeno. La vendita dell'azienda ad un potenziale acquirente, una sussidiaria del gruppo di stato russo Rosatom, è stata bloccata da Palazzo Chigi  perché l'azienda friulana viene considerata strategica per la transizione ecologica. Potrebbero ritornare al tavolo gli altri potenziali acquirenti alla vendita, cioè il fondo italiano Clessidra della famiglia Pesenti e il fondo francese Tikehau.

L'operazione era stata portata avanti in sordina dalla società nell'ultimo anno, per un valore di circa 150 milioni di euro. Nel 2021 la Faber ha fatturato 92 milioni a fronte di una crescita del 9 per cento. Per il miglioramento produttivo sono stati fatti investimenti da oltre 10 milioni di euro. Una strategia necessaria per sostenere l’azienda che compete a livello mondiale con realtà virtualmente più solide grazie a fatturati miliardari.

La Faber era stata al centro della cronaca la scorsa settimana per uno sciopero scattato per i premi di produzione. Notizia dell'ultime ore è il raggiungimento dell’accordo sindacale al contratto integrativo per i dipendenti dell’azienda, dopo le giornate di astensione del lavoro.

Trovato l'accordo tra sindacati e la Faber

I dipendenti, nelle giornate del 28 e 29 giugno, saranno chiamati in assemblea a esprimersi, tramite referendum, su tutti i contenuti del possibile nuovo accordo.

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