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Indici di crescita: accertato il saldo negativo nell'ultimo trimestre 2011

La situazione emerge dai dati elaborati dalla Camera di commercio su un campione totale di 600 aziende della provincia. La situazione per il primo trimestre del 2012 non trasmette ottimisomo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

In una nuova fase di decrescita dell’economia internazionale, più marcata in Italia rispetto a un’area euro comunque in difficoltà, il credito resta il nodo più spinoso per le Pmi, sia nel Nordest sia in provincia di Udine. Penalizzando non solo chi lo richiede per esigenze di cassa, ma soprattutto chi vuole fare investimenti. In provincia, le imprese a cui il credito è stato concesso si sono ridotte sensibilmente (-18%) confrontando il 3° trimestre 2010 con il quarto 2011, nella media fra tutti i comparti analizzati (vitivinicolo, legno-arredo, meccanica, commercio, alberghi). Una percentuale che si riflette su un Nordest in cui, se anche il credito viene in genere accordato, è concesso a condizioni più gravose e aumentano le richieste di rientro. La situazione è più difficile soprattutto per i crediti a medio-lungo termine, cioè per sostenere processi di innovazione e internazionalizzazione.

E’ un quadro critico quello delineato dalla presentazione dell’indagine congiunturale (consuntivo 4° trimestre 2011 e previsioni 1° trimestre 2012) della Camera di Commercio di Udine, cui sono intervenuti stamattina il presidente Giovanni Da Pozzo con Nicola Ianuale, presidente del Cda di Questlab (cui la Cciaa ha affidato l’indagine) e Daniele Marini, direttore scientifico della Fondazione Nordest, che ha contestualizzato i risultati all’interno dell’intera area nordestina. «La situazione è particolarmente complicata – ha detto Da Pozzo –. Dopo un 2010 e un primo semestre 2011 in cui abbiamo registrato un certo recupero, il 2011 si è chiuso con una nuova situazione di difficoltà e sono generalmente peggiorate le attese anche per il trimestre in corso. Abbiamo voluto proporre un focus aggiornato sul credito e dalle risposte dei nostri imprenditori si conferma una grande difficoltà. A livello regionale ci sono state misure positive, ma alcune vanno riallineate e rafforzate ancora di più di fronte all’attualità di questa nuovo momento critico».

I DATI. I risultati sono frutto delle risposte di circa 600 imprese della provincia. In termini di fatturato, confrontando 4° trimestre 2011 con 4° trimestre 2010, solo il vitivinicolo registra una crescita dell’8,7% e dell’11,1% di quello estero, anche se a fronte di una diminuzione dell’occupazione del 4,5%, dovuta in parte alla stagionalità del lavoro. A presentare le difficoltà maggiori appare il comparto legno-mobili: con una produzione sostanzialmente stabile su base annua (-0,2%), il fatturato cala del 2,3%, quello estero del 4,2% e l’occupazione del 3,4%. In termini occupazionali, la performance migliore è registrata dalla meccanica (+2,8%), seguita dal commercio (0,9%) e dagli alberghi e pubblici esercizi (0,1%). Commercio e turismo che, comunque, registrano rispettivamente un -1,6% e un -3,2% di fatturato rispetto al 4° trimestre 2010.

ASPETTATIVE. Guardando alle previsioni di fatturato per il 1° trimestre 2012, le aspettative degli imprenditori friulani non sono orientate all'ottimismo o sono comunque incerte. Commercio e alberghi, assieme al legno, hanno attese più negative: ben il 74% degli intervistati del commercio ritiene che il fatturato diminuirà. Attesa negativa anche per il 53% degli imprenditori degli alberghi, dal 43% di quelli del legno-arredo e dal 46% della meccanica. Questi ultimi due, però, prevedono un fatturato stazionario o comunque incerto rispettivamente per il 41% e il 36%. Unici a manifestare attese meno negative sono gli imprenditori del vitivinicolo, con il 39% di incertezza/stabilità, il 20% di atteso miglioramento e comunque un 41% di aspettative negative.

CREDITO. Se in media per il 40% delle aziende di tutti i comparti la soddisfazione del rapporto con le banche, su base annua, è invariata, cresce la quota di imprese che dichiara di veder peggiorati i rapporti con gli istituti di credito: si va dal 44,2% degli intervistati della meccanica al 33% del commercio. Le aziende che affermano di aver chiesto credito nel 4° trimestre 2011 sono il 38% nel vitivinicolo, il 41% nel legno e nella meccanica, il 26% nel commercio e il 31% negli alberghi. La maggior parte ha chiesto credito per esigenze di cassa (95% vitivinicolo, 88% legno, 85% meccanica e commercio e 69% alberghi), ma diverse anche per fare investimenti (13% vitivinicolo, 10% del legno, 16% della meccanica, 14% del commercio e addirittura il 27% degli alberghi). Il credito viene accordato nel 57% dei casi per il vitivinicolo, 52% del legno, 59% della meccanica, 68% del commercio e 43% degli alberghi. Le aziende a cui invece il credito non è stato concesso sono il 19% degli alberghi, il 20% del legno e il 18% della meccanica, mentre solo al 9% delle aziende del vitivinicolo e al 7% di quelle del commercio il credito non è stato accordato. In media, comunque, le imprese a cui è stato concesso il credito sono diminuite di circa il 18% da un confronto fra 3° trimestre 2010 e 4° trimestre 2011.

NORDEST. «Siamo in una situazione in cui fra banche e imprese c’è sia necessità di affidarsi sia un diffidarsi reciproco», ha esordito Marini, che ha contestualizzato i dati al Nordest. Le imprese “statiche”, che non mettono in campo upgrading né di tipo funzionale né relazionale, sono inferiori nel Nordest (32,9%) rispetto all’Italia (42,8%) e le aziende che mettono in atto più innovazione sono ricomprese prevalentemente all’interno dei distretti (il 44,9% delle imprese distrettuali è considerata “super-innovatore”, a fronte del 37,6% non distrettuali). L’analisi presentata da Marini evidenzia poi come siano aumentate le imprese del Nordest che si sono rivolte alle banche per chiedere credito: erano il 35,3% nel 2009 e sono diventate il 47,8% nel 2011. Dal 2009 al 2011 è diminuita la percentuale di aziende a cui non è stato concesso il credito (si è scesi dal 14,1% all’8,8%). Solo al 23,6% delle aziende però è stato concesso alle condizioni usuali (era il 64,8% nel 2009); viceversa, nel 64,6% dei casi le aziende hanno segnalato la concessione a condizioni più gravose (erano “solo” il 16,9% nel 2009). «L’ ingresso appare dunque migliorato, ma si sono fatte più pesanti le condizioni a cui è sottoposto il credito, le garanzie e le richieste di rientro: nel 2009 erano state registrate nel 10% dei casi, mentre nel 2011 le richieste di rientro sono salite al 19,7%», ha spiegato Marini. «Una situazione – ha aggiunto – più difficile per le piccole imprese, ma che penalizza poi chi chiede il prestito per investimenti, passato dal 52,1% del 2009 al 61,5% del 2011. E gli innovatori sono sempre quelli anche più internazionalizzati». Secondo Marini e Da Pozzo, dunque, «bisogna incidere su questa situazione che tende a penalizzare le aziende che ce la mettono tutta per essere più competitive: innovazione e internazionalizzazione (oltre all’aggregazione) restano le partite da giocare per il futuro, ma vanno collegate in modo strategico a una risoluzione del problema credito, che ora va invece a penalizzare chi s’impegna di più per crescere».

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