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Economia

Solo il 25 per cento delle cooperative friulane ha una maggioranza di donne nelle posizioni chiave

Un dato che contrasta con le percentuali delle lavoratrici del settore che arriva al 52 per cento. "Servono iniziative concrete per sanare questo gap" dice Bernini, coordinatrice della Commissione Dirigenti cooperatrici di Confcooperative Fvg

Sono 87 le imprese cooperative del Friuli dove le donne lavoratrici rappresentano circa il 52 per cento degli addetti. C’è, però, ancora una presenza troppo limitata delle donne ai vertici delle imprese. Infatti, soltanto nel 25 per cento delle cooperative le donne rappresentano la maggioranza degli amministratori. Ma l’attenzione delle imprese cooperative verso le politiche di genere e le cooperatrici sta crescendo. Lo rende noto Confcooperative, in occasione dell’8 marzo, divulgando i dati di una ricerca condotta dal proprio ufficio studi.

I dati

Lo studio mette in luce che il 46 per cento delle cooperative afferma di impegnarsi “molto” o “moltissimo” sul tema della valorizzazione delle diversità di genere. “Solo pochi anni fa – commenta Paola Benini, coordinatrice della commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative Fvg – una percentuale di questo tipo sarebbe stata impensabile: negli ultimi anni c’è stato un netto passo avanti in termini di sensibilità delle imprese verso la questione”. Questo vale innanzitutto per il mondo cooperativo, dove le donne lavoratrici rappresentano circa il 52 per cento degli addetti. “C’è, però, ancora una presenza troppo limitata delle donne ai vertici delle imprese” dice Benini. Secondo i dati diffusi soltanto nel 25 per cento delle cooperative, infatti, le donne rappresentano la maggioranza degli amministratori. Ma il 33 per cento delle cooperative, però, conferma di porsi l’obiettivo di una crescita del numero delle amministratrici nella propria impresa. “Un obiettivo che, però, deve essere confermato da iniziative concrete che vadano in questa direzione”, spiega Benini, ricordando che però “gli imprenditori e le imprenditrici non possono essere lasciati soli sul tema della conciliazione vita-lavoro. Il problema gravissimo della denatalità, una cura attenta e competente dei nostri bambini e dei nostri anziani, non può e non deve ricadere solo sulle donne e sulle imprese più attente e illuminate. È un tema di benessere sociale e di costruzione del futuro che dovrebbe ossessionare la nostra classe dirigente politica”. 

Politiche di genere

Su questo secondo fronte c’è ancora molto lavoro da fare. I dati sono, comunque, incoraggianti: il 51 per cento delle cooperative si sta impegnando per migliorare l’attenzione alle politiche di genere nei processi di selezione del nuovo personale, e il 57 per cento annuncia iniziative per lo sviluppo professionale delle lavoratrici. Sul tema della conciliazione vita-lavoro: il 63 per cento delle cooperative intervistate afferma di voler adottare un’organizzazione del lavoro orientata a favorire la conciliazione e il 50 per cento vuole sensibilizzare tutti i collaboratori sul tema delle pari opportunità. Infine, il 53 per cento delle imprese cooperative intende promuovere un particolare impegno per l’individuazione dei fenomeni di violenza di genere all'interno dell’organizzazione con messa in mora dei responsabili e tutela delle vittime. “Proprio il Friuli Venezia Giulia – ricorda Benini - è stato, nel 2019, una delle prime regioni in Italia a dotarsi di un protocollo tra sindacati e associazioni datoriali per il contrasto alla violenza di genere sui luoghi di lavoro. E una ulteriore spinta all’attenzione per la parità di genere potrà venire dalle clausole inserite nei bandi Pnrr”. La parità di genere, infatti, è una delle priorità trasversali anche nei bandi del Pnrr: le imprese beneficiarie dei bandi, a esempio, dovranno promuovere l’assunzione di donne, giovani e disabili per una quota non inferiore al 30 per cento.

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