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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Adriano Luci (Confindustria) sul decreto Fare: "Ancora non ci siamo"

L'occupazione rimane ancora un'emergenza per il presidente degli industriali. "Se la strada intrapresa è quella giusta bisogna ridurre il costo anomalo del lavoro e aumentare il salario dei lavoratori"

“I primi provvedimenti del Governo si inseriscono nella giusta direzione - sottolinea il Presidente di Confindustria Udine Adriano Luci -, ma limiti e rinvii ne condizionano l’operatività”. Il decreto del fare contiene un vasto ventaglio di misure, dal fisco alle semplificazioni, dall’energia alle infrastrutture, dai trasporti al ripristino della mediazione obbligatoria che, commenta Luci, ma nel loro insieme vanno valutate positivamente. Bisogna fare di più comunque per rendere le diverse misure effettive ed incisive e per inserirle in un percorso riformatore che sostenga la competitività.

Importanti sono ad esempio le misure per il rafforzamento del fondo di garanzia che prevede la revisione dei criteri di valutazione delle imprese in relazione alla situazione economica e per l’acquisto di macchinari. Queste misure servono adesso, la loro attuazione non deve essere rinviata. Positiva è l’esclusione della responsabilità solidale negli appalti con riferimento ai pagamenti Iva, ma la sua portata è limitata restando la responsabilità per le ritenute. In questo caso un aggravio per le imprese risolto per la metà.

Sull’occupazione - aggiunge il Presidente Luci - ancora non ci siamo. Le misure adottate con il recente decreto rappresentano l’inizio di un percorso di rilancio del manifatturiero che va completato sapendo però che i posti di lavoro non si creano per legge. Un altro limite è poi determinato dal fatto che questo decreto riguarda solo ed esclusivamente ai giovani svantaggiati. Se la strada intrapresa è quella giusta occorre proseguire per rafforzare la competitività spezzando il peso del cuneo fiscale, riducendo, da un lato, il costo anomalo del lavoro ed aumentando, dall’altro, il salario dei lavoratori. Le riforme, la manutenzione straordinaria della spesa pubblica che si invoca ma non si fa, non le soluzioni immaginifiche che vengono propagandate, vanno inquadrate in questo contesto. Le speranze di una ripresa che non è ancora vicina, ma di cui qualcosa comincia ad intravvedersi, vanno consolidate puntando sull’industria e sul lavoro”.

 

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