Tassa di soggiorno, Confcommercio Udine vuole chiarezza
La sezione provinciale udinese si chiede: "Dove andranno i soldi della tassa di soggiorno?", opponendosi all’introduzione dell'imposta decisa con un blitz dal Consiglio regionale.
«Di nascosto e senza chiarezza su come verrebbero utilizzati i soldi: non possiamo accettarlo». Anche Confcommercio provinciale di Udine, il territorio dove insiste la maggior parte del turismo regionale, si oppone all’introduzione della tassa di soggiorno decisa con un blitz dal Consiglio regionale. Carlo Dall’Ava, vicepresidente vicario dell’associazione e responsabile del settore turistico, denuncia la gravità del metodo: «Questo territorio ha bisogno di scelte condivise e non imposte; è inaccettabile quanto è successo secondo logiche della vecchia politica. Ed è sconfortante che, mentre le imprese mettono in campo sforzi enormi per sopravvivere, la principale istituzione non si sia fatta alcun problema a imporre un altro balzello. Senza nemmeno precisare se quegli introiti serviranno alla promozione turistica, come sarebbe a questo punto auspicabile, o se invece, come sospettiamo, serviranno a coprire i “buchi” della casse comunali».
Interviene anche Enrico Guerin, del mandamento di Confcommercio Lignano: «Imbarazzante che, dopo le rassicurazioni dell’assessore Bolzonello in occasione di ripetuti tavoli di confronto, la Regioni trovi il modo di infilare in legge la tassa di soggiorno attraverso l’assessore Panontin. Si sente dire che la volontà di Lignano sia stata determinante – prosegue Guerin –. Quel che è certo è che l’unica voce che raggruppa ufficialmente le categorie è Confcommercio e noi siamo sempre stati contrari a un’imposta che penalizza ulteriormente il settore. Come è emerso più volte anche in Federalberghi nazionale, non saranno le tasse a migliorare l'aspetto e la gestione delle nostre città, ma una migliore scelta nell'impiego delle risorse già a disposizione, e la riprova è data dal fatto che i Comuni meglio amministrati sono quelli con un livello medio-basso di prelievo fiscale locale. Infine, risulta inaccettabile colpire proprio quelle persone, i turisti, che già portano beneficio alle località pur in tempi di forse crisi per le famiglie».