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Economia

La crisi brucia 3,4 miliardi di euro di ricchezza regionale, nel 2021 ne recupereremo solo 1,9

Dallo studio della Cgia è emerso che ogni residente in Friuli Venezia Giulia ha perso mediamente 2.818 euro di reddito, quest’anno ne riguadagnerà 1.575 euro

A fronte di una caduta che nel 2020 parrebbe attestarsi al 10 per cento, nel 2021, invece, il Pil del Friuli Venezia Giulia dovrebbe tornare a crescere del 5,3  per cento.  Traducendo questa variazione in valori assoluti e nominali, emerge che nel 2020 la crisi avrebbe bruciato 3,4 miliardi di euro di ricchezza regionale. Durante quest’anno, invece, dovremmo risalire la china e recuperarne 1,9, registrando un saldo negativo in questo biennio di 1,5 miliardi. 

Sono questi i risultati che emergono da una analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia in merito alla comparazione del  valore aggiunto prodotto nel Friuli Venezia Giulia nel biennio 2020-2021. Segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo:

A livello pro capite stimiamo che l’anno scorso ogni residente in Friuli Venezia Giulia abbia perso mediamente 2.818 euro di reddito, mentre quest’anno ne riguadagnerà 1.575 euro. Nel biennio 2020-2021, pertanto, il saldo sarà negativo e pari a 1.243 euro. Quest’anno, quindi, assisteremo ad un rimbalzo dell’economia della regione più a est del Paese che farà recuperare solo una parte della contrazione registrata l’anno scorso. Di conseguenza, è verosimile sostenere che torneremo ad una situazione pre Covid non prima del 2024. Sarà perciò determinante spendere tutti e bene i 209 miliardi di aiuti economici che ci arriveranno dall’Unione Europea. Altrimenti, corriamo il rischio che anche l’economia del Friuli Venezia Giulia finisca su un binario morto, trasformando questa crisi economica in una crisi sociale senza precedenti, dove a pagare il prezzo più alto saranno i più deboli, come i giovani e le donne”. E in merito alla normativa europea in materia di credito entrata in vigore ieri, la Cgia sottolinea che il vero problema non riguarderà la nuova definizione di default, ma l’atteggiamento molto misurato che gli istituti di credito saranno costretti a tenere a seguito delle disposizioni introdotte da questa misura sulla “gestione” dei crediti deteriorati.

La nuova definizione di default – dichiara il segretario Renato Mason - costringerà le banche a tenere un comportamento molto prudente nei confronti delle famiglie e delle imprese. Con l’abbassamento della soglia di sconfinamento, infatti, registreremo una impennata dei crediti deteriorati. Per evitare di avere una mole eccessiva di Npl, Bruxelles ha imposto alle banche la svalutazione in 3 anni dei crediti a rischio non garantiti e in 7-9 anni per quelli con garanzia reali. E’ evidente che l’applicazione di queste misure indurrà moltissimi istituti di credito ad adottare un atteggiamento di grande cautela nell’erogare i prestiti, per evitare, nel giro di pochi anni,  di dover sostenere delle perdite di bilancio importanti. Alla luce di tutto ciò, appare evidente che  a partire da quest’anno anche per tantissime Pmi friulane e giuliane sarà molto difficile accedere al credito bancario”.

Secondo le stime elaborate nell’ ottobre scorso da Prometeia, tra gli indicatori economici regionali destano molta preoccupazione i consumi delle famiglie. Questi ultimi, che costituiscono anche in Friuli Venezia Giulia la componente più importante del valore aggiunto regionale, nel 2020 subiranno una contrazione dell’11,5 per cento. Nel 2021, invece,  la ripresa consentirà una risalita di questo indicatore “solo” del +7,1 per cento. La situazione appare altrettanto grave quando si osserva  il trend riferito agli investimenti. Nel  2020 sono destinati a crollare del 12,1 per cento, anche se per l’anno in corso è previsto un aumento dell’11,2 per cento. 

Anche le esportazioni subiranno una forte caduta. Nel 2020 è prevista una riduzione dell’11,5 per cento che, comunque, sarà tutta recuperata nel 2021. Le previsioni, infatti,  indicano che per quest’anno  le vendite all’estero dei beni e servizi prodotti in Friuli Venezia Giulia saliranno dell’11,7 per cento.

In linea generale, concludono dalla Cgia, la gravità della situazione è comunque legata al tema occupazionale. Quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, previsto fino al  prossimo 31 marzo, anche il Friuli e la Venezia Giulia correranno il pericolo di vedere aumentare a dismisura il numero dei disoccupati. Uno scenario che dobbiamo assolutamente scongiurare attraverso un utilizzo efficace e intelligente delle risorse messe a disposizione dal Next Generation EU.

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