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L'80 per cento delle case del Friuli Venezia Giulia non è green, va riqualificato

La nuova direttivea europee impone che queste case debbano ottenere la classe E, entro il 2030. E tre anni più tardi dovranno passare alla D. Senza bonus si rischia che non ci siano i soldi per procedere ai lavori

Sono 43.520 le abitazioni in Friuli Venezia Giulia costruite prima del 1990. Si parla del 14, 2 per cento su un totale di 306.336 immobili. Questo significa che oltre l’80 percento del totale degli immobili abitativi dovranno essere riqualificati entro i prossimi dieci anni. In questo momento la certificazione energetica viene richiesta obbligatoriamente solo in caso di vendita o locazione della casa.

La nuova direttiva europea stabilisce  che le case dovranno avere una certificazione energetica di classe E entro il 2030. Tre anni più tardi dovranno salire alla classe D. In questo momento sono partite le trattative per eventuali modifiche al testo. Una volta approvata, dovrà essere recepita, entro il 2025, anche in Italia.

Secondo gli esperti del settore delle costruzioni,  gli obiettivi contenuti nella direttiva non sono raggiungibili nei termini e nei tempi imposti. A meno che non vengano ripristinati i bonus fiscali legati all'edilizia. 

In Fvg

Il patrimonio residenziale del Friuli Venezia Giulia conta 306.363 edifici, secondo i dati del censimento del 2011. Si sale a 351.598 se si sommano gli edifici con usi diversi. Solo il 14,2 per cento è stato costruito dopo il 1990. Ma questo caso non vuol dire che siano tutti classificabili in classe E. Per raggiungere la classe richiesta è necessario prevedere alcuni interventi: la sostituzione degli infissi, l’installazione della caldaia a condensazione, la coibentazione del tetto e il cappotto termico. La spesa stimata può essere davvero a molti zeri.

Il testo 

Il testo approvato prevede la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali. L’obiettivo della direttiva è di agire in modo prioritario sul 15 per cento degli edifici che consumano più energia. Secondo l'Istat, in Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali. Ma ci sono indicazioni anche su edifici non residenziali, impianti solari, nuove costruzioni. Già a partire da gennaio del 2026 scatta l’obbligo di realizzare i cosiddetti Zeb (zero emission buildings) per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Negli altri casi la scadenza è il 2028.

Le deroghe

Potranno essere esclusi gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all'anno, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri.

Potranno essere esentati anche gli edifici di edilizia residenziale pubblica, se le ristrutturazioni porterebbero a una crescita dei canoni di locazione. In più ogni Paese potrebbe chiedere di escludere particolari categorie di edifici residenziali fino a un massimo del 22 per cento di tutti gli immobili, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Si stima che in Italia potrebbero essere circa 2,6 milioni di edifici.

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