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"Ampliare l’utilizzo dei voucher in agricoltura sarebbe un errore imperdonabile"

“15mila lavoratori con contratto a termine perderebbero diritti e tutele previdenziali ed economiche”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

Apprendiamo dalla stampa, la volontà del nuovo Governo di modificare il tetto per l’applicazione dei voucher in agricoltura, come se questa fosse la “soluzione magica” per trovare manodopera nel settore agricolo e risolvere tutti i problemi del settore agricolo. Prendiamo atto delle dichiarazioni dei vari esponenti politici e/o imprenditoriali che ritengono tale misura utile per “semplificare fortemente il lavoro e la gestione dell’aziende agricole, per retribuire le persone che occasionalmente si dedicano alla raccolta dei prodotti e per dare una risposta alla carenza di personale che interessa le aziende.” La FAI CISL è invece, fermamente contraria alla reintroduzione dei voucher in agricoltura: allargare l’utilizzo dei voucher significherebbe destrutturare il mercato del lavoro agricolo, far rinunciare a lavoratrici e lavoratori diritti e tutele non solo previdenziali ma, anche economiche conquistate in anni e anni di contrattazione nazionale e territoriale. A chi invoca le ulteriori liberalizzazioni del mercato agricolo, senza avere consapevolezza delle ricadute sociali che questo comporterebbe, bisogna rammentare che con un colpo di spugna si cancelleranno prestazioni previdenziali ed assistenziali indispensabili nella vita delle persone, quali: maternità, malattia e infortunio, legge 104, contribuzione “utile” per la pensione e tutta la tematica relativa al welfare e alla bilateralità contenute nei contratti nazionali e territoriali. Non ultimo, la disoccupazione agricola, unico ammortizzatore sociale del settore. Tutele che i voucher non danno! “In Friuli Venezia Giulia – ricorda il Segretario Generale Regionale FAI CISL FVG Stefano Gobbo – parliamo di oltre 15mila lavoratori con contratto a termine, di cui 6.650 a Udine, 5.600 a Pordenone 2.500 a Gorizia e 360 a Trieste.” Nel settore agricolo, rispetto agli altri settori, è già presente una forte flessibilità nelle assunzioni e nello svolgimento dell’attività lavorativa: assunzioni per fasi lavorative, su base giornaliera e oraria; assenza di limitazioni alla proroga del contratto a termine e degli intervalli in caso di successione di contratti (un lavoratore in un solo anno e per più anni può attivare anche 10 contratti di lavoro). “La mancanza di manodopera in agricoltura – conclude Gobbo – non si risolve sicuramente con l’utilizzo o l’estensione dei voucher! Sarebbe fondamentale attivare, come le OO.SS. chiedono da tempo, i tre Enti Bilaterali agricoli istituiti nella nostra regione che, tra i loro compiti, hanno anche quello di osservare e monitorare le dinamiche e le tendenze del mercato del lavoro agricolo e di fare incontrare domanda-offerta del lavoro. La vera sfida attuale sta nel rendere più attrattivo il lavoro agricolo dipendente: obiettivo che di certo non si può realizzare mortificando diritti e tutele dei lavoratori agricoli. Serve un impegno comune per far crescere le aziende “sane” che investono in formazione, che applicano i contratti e rispettano le norme, scongiurando qualsiasi forma di concorrenza al ribasso.”

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