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Da Udine all'Ucraina per combattere al fianco del padre

La storia di Vlad, giovane di 26 anni che vuole lasciare Udine, dove vive ormai da 13 anni, per andare a difendere l'Ucraina

Vlad è un altro ragazzo arrivato in Italia ormai da tanti anni, che qui è cresciuto, ha frequentato le scuole e conosciuto l’amore. Vlad, come tanti, ha un pezzo di famiglia, di cuore e di casa, a diverse migliaia di chilometri, in quell’Ucraina ora ferita da una guerra tanto inaspettata quanto feroce. Vlad, come Andriy, sente che è il momento di partire, per tutelare qualcosa di prezioso, qualcosa che è in pericolo, qualcosa che riguarda tutte e tutti, ma le persone come lui ancora di più. «Ho 26 anni, sono in Italia da quando ne avevo 13. I miei si sono lasciati dopo pochi mesi che sono nato e poi mia mamma ha sposato un friulano con cui ha fatto altri figli. Mio padre, invece, vive ancora in Ucraina, vicino a Dnipro, con tutta la sua famiglia. La metà dei parenti da parte di mia mamma è russa… in questo momento provo tanto dolore e frustrazione, vorrei essere lì».

E così Vlad cerca un passaggio. Anche se l’ucraino non lo parla più tanto bene, anche se Udine e l’Italia ormai sono casa. Vlad vuole partire e andare ad aiutare il suo paese, vuole stare al fianco del padre, un uomo che deve ancora compiere 49 anni e che ora è obbligato a rendersi disponibile per il suo paese. «Gli uomini tra i 18 e i 60 anni sono tutti arruolabili, non possono lasciare il paese. Mio padre in questi giorni lo sento poco, è molto impegnato. Parlo soprattutto con la sua compagna, so che stavano aspettando gli venisse consegnato il kalashnikov». Chi non sa usare le armi, viene addestrato in poco tempo, c’è bisogno della mano di tutti per difendere il paese. E Vlad vuole fare esattamente quello che sta facendo suo padre. «Nelle ultime ore era impegnato a sgomberare un sotterraneo di una scuola, per dare riparo alle famiglie, donne e bambini. Gli uomini dovranno fare la guardia». E Vlad vuole rendersi utile nello stesso modo, che sia «aiutare i civili o entrare direttamente nell’esercito». Per chi sta in questa parte di mondo apparentemente non coinvolta, un pensiero difficile da razionalizzare. Per quelli che soffrono come Vlad, non c’è invece altra scelta. «Se non lo fermiamo subito, c’è il rischio che arrivi anche qui. Meglio intervenire».

Quando troverà il modo di partire, Vlad lascerà la sua casa di Udine e la sua fidanzata, e si dirigerà nel cuore di un paese in guerra. Lascerà anche in sospeso la sua domanda di cittadinanza italiana, richiesta un anno e mezzo fa e non ancora formalizzata. «Ho tanti pensieri, ma so che chi mi sta vicino capirà perché voglio andare là», conclude. 

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