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Giovedì, 25 Aprile 2024
Solidarietà / Nimis

Da Nimis all'Ucraina: il racconto di un viaggio umanitario

Tre amici, una trasferta di 2400 chilometri a bordo di un van con aiuti e cibo per le zone di guerra. Sono Paolo, Sergio e Giuliano e fanno parte dell'associazione di volontariato "Diamo un taglio alla sete"

Un viaggio umanitario oltre il confine ucraino. Paolo, Sergio e Giuliano sono tre amici della provincia di Udine che esattamente una settimana fa sono partiti alla volta di Leopoli per portare cibo e beni di prima necessità alla popolazione ucraina. Un viaggio verso la Polonia da Nimis con un furgone sul quale hanno caricato gli aiuti raccolti dalla Protezione civile locale. Hanno fatto più di mille e duecento chilometri per incontrarsi con Orst, un giovane responsabile della dogana ucraina, la cui madre vive a Tarcento.

Il viaggio

Paolo Comelli di mestiere fa l’enologo e ha un agriturismo a Nimis, Sergio Anzil è un artigiano e Giuliano Casco lavora nella comunicazione. Sono tre amici che fanno parte dell’associazione "Diamo un taglio alla sete". Ogni anno promuovono iniziative solidali per il Kenya. Persone, insomma, che da anni si impegnano nel quotidiano per un bene comune. Il sabato precedente alla partenza si ritrovano per caso e parlano del più e del meno, anche della guerra. E da una semplice domanda: "che cosa possiamo fare noi?" nasce l’idea del viaggio. Prima recuperano un furgone, poi si accordano con la Protezione Civile di Nimis che aveva pronto un carico di aiuti ma non sapeva ancora come inviarlo sul confine. Una farmacia dona loro scatoloni di medicinali, disinfettanti, cerotti e garze. A poco più di quarantotto ore dalla primissima intyenzione, un viaggio umanitario verso l'Ucraina, sono pronti a partire. Il lunedì sera fanno pure la spesa alla Metro per aggiungere cibi pronti, facili da assumere e da consumare in posti dove è diventato difficile anche solo far bollire un po’ di acqua. “Ed è stato là che ho cominciato a capire il senso di quello che stavamo per fare” - ci racconta Paolo Comelli. Il giorno dopo partono alla volta del confine polacco. Sempre Paolo: “Non avevo mai viaggiato avvicinandomi a un paese in guerra. I mille e duecento chilometri di strada per arrivare sul confine tra Polonia e Ucraina sono stati emozionanti e pieni di interrogativi. In Austria, Repubblica Ceca, e Polonia abbiamo visto sventolare tantissime bandiere ucraine, colore del grano e del cielo. Appese sui palazzi, sulle chiese, sui ponti e sui vetri, sui cassoni e sulle portiere di mezzi provenienti da tutto il continente. Ci hanno fatto sentire parte di una solidarietà diffusa e hanno accompagnato il nostro percorso”.

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I tre non riescono ad immaginare cosa troveranno sul confine, quale situazione disperata potrebbe pararsi davanti ai loro occhi, quanto dolore e quanta sofferenza potranno toccare con mano. Il loro obiettivo è passare il confine per incontrare Orst il giovane responsabile della dogana che li aspetta. La mamma di Orst, Oxana vive a Tarcento e aveva assicurato i tre che il ragazzo li stava aspettando. “Quando siamo arrivati – ci raccontano – la situazione era tranquilla ma la distesa di tende, le decine di donne, bambini e anziani, con gli sguardi vuoti e fieri ci hanno veramente scosso. Un vero colpo al cuore”.

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Al posto di blocco il primo problema, i soldati polacchi non vogliono farli passare perché solo uno dei tre è provvisto di passaporto. Gli amici sono sul punto di desistere, non sanno cosa fare, chiamano Oxana in Italia che li rassicura. Il figlio li sta aspettando. Dopo una trattativa a suon di inglese maccheronico per tutti, una soldatessa polacca si decide a farli passare raccomandandosi di stare pochissimo tempo in territorio ucraino.

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“Appena di là, in Ucraina, notiamo un uomo che capisce chi siamo e dopo controlli sbrigativi dei documenti ci fa parcheggiare in un piazzale dove ci sono altri furgoni”. Pochi minuti dopo arriva Orst. “Mi ha abbracciato in un modoche non dimenticherò mai” sottolinea Paolo. Insieme ad altre persone scaricano tutto il materiale presente sul furgone. L’atmosfera è davvero surreale.

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Orst regala loro due bottiglie di vino ucraino come segno di gratitudine per quel viaggio della speranza. Fanno una foto insieme e Orst li saluta così: “Grazie Italia e gloria all’Ucraina”. I tre riattraversano il confine con il cuore gonfio di tristezza.

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Devono affrontare il ritorno a casa con in testa mille domande e nessuna risposta. “Durante il viaggio riuscivamo solo ad ascoltare questa canzone: “Solo le pido a Dios que la guerra non me sea indiferente” di Leon Gieco come un mantra” - ci racconta Paolo che aggiunge “non sarà l’unico viaggio che abbiamo intenzione e di fare. Purtroppo, questa prima volta non eravamo attrezzati per poter caricare persone delle tendopoli che sono là in attesa di partire. La prossima volta sappiamo cosa ci aspetta e ci organizzeremo ancora meglio”.  E afferma: “Tutto il merito va alla Pro Loco di Nimis, ai volontari della Protezione Civile, all'Amministrazione comunale che hanno attivato la raccolta dei materiali, e alla generosità di tanti amici e paesani”. I tre amici hanno potuto toccare con mano la forza della generosità. Ce lo racconta Giuliano: “Durante il ritorno, la generosità si è manifestata nella figura di Simone, un ragazzo polacco amico di lunga data di quel meraviglioso progetto che è "Diamo un taglio alla Sete". Quando ha saputo del nostro viaggio ha insistito perché ci fermassimo a Cracovia nella strada di ritorno. Non ci sono state possibilità, ci ha prenotato la camera e ci ha offerto la cena in una città sorprendentemente affascinante. Ci ha detto è il minimo che posso fare dopo che sono entrato in contatto con il progetto e con le persone che lo sostengono. Le cose belle chiamano belle persone e le belle persone trovano sempre un bel modo di farti stare bene”.

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