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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Centro / Largo Ospedale Vecchio

Vaccini con priorità per il mondo della giustizia, gli avvocati esclusi

"Nella tarda mattinata del lunedì si è appreso che la Regione aveva divulgato una nota con la quale rappresentava che, a differenza delle altre categorie che operano nei tribunali, gli avvocati del libero foro non avevano diritto alla vaccinazione"

Prima la priorità per il vaccino sì, dopo no. Almeno secondo quanto sostengono gli avvocati dell'Ordine provinciale di Udine. I professionisti, in base a quanto diffuso da un comunicato della loro associazione di categoria, credevano di aver ricevuto il via libera per la prenotazione della somministrazione, ma così – secondo una nota ufficiale diffusa dalla Regione – non è. La priorità esiste, ma è solo per alcune categorie di lavoratori legati al mondo della giustizia. Non per gli avvocati, che avevano già iniziato a effettuare le prenotazioni al Cup.

Il comunicato degli avvocati udinesi

Nella serata di domenica è stata diramata la comunicazione delle nuove indicazioni ricevute dall’Azienda regionale di coordinamento per la salute, che individuava tra l’altro tra le categorie prioritarie per le quali era prenotabile la vaccinazione per COVID “tribunali (tutte le forme possibili)”. Il comunicato, a firma della responsabile SSD Comunicazione e Qualità, indicava che la prenotazione sarebbe dovuta avvenire utilizzando il call center e il sistema CUP.

Al pari del personale della Procura della Repubblica e del Tribunale di Udine che è già stato vaccinato, gli Avvocati hanno contattato il CUP per chiedere informazioni, trovando da parte degli operatori la conferma in merito alla disponibilità alla prenotazione. Nella tarda mattinata del lunedì si è appreso che la Regione aveva divulgato una nota con la quale rappresentava che, a differenza delle altre categorie che operano nei tribunali, gli avvocati del libero foro non avevano diritto alla vaccinazione, disponendo il conseguente blocco delle prenotazioni. Ribadisce il presidente Zanetti che l’avvocatura ha sempre agito con l’unico fine di sensibilizzare le autorità competenti affinché venissero inclusi tutti gli operatori della giustizia, nessuno escluso, tra i soggetti che avrebbero potuto beneficiare nella cd Fase 2 del Piano di vaccinazione Nazionale a carattere volontario.

Sono oggi incomprensibili le scelte della Regione Friuli Venezia Giulia di dare priorità unicamente ad alcune categorie del sistema giustizia, come i magistrati, i cancellieri, gli amministrativi, gli avvocati dipendenti degli enti pubblici, e non gli avvocati del libero foro. Afferma Zanetti che non c’è mai stata alcuna volontà di prevaricazione da parte dell’avvocatura, tanto che il consiglio dell’Ordine degli avvocati di Udine, al contrario, ha sempre chiesto alle rappresentanze politiche della Regione che la vaccinazione non venisse intesa come una rivendicazione di un privilegio di una singola categoria, ma come strumento per garantire la funzione essenziale, nel caso di specie, della giustizia, che non può tollerare ulteriori ostacoli e
condizionamenti al proprio regolare e corretto funzionamento.

Gli avvocati vivono quotidianamente da protagonisti le attività della giustizia, frequentando i tribunali, le aule di giustizia, ricevendo i clienti e accedendo alle carceri per incontrare i propri assistiti. Mai è venuta meno la loro attività nell’opera di tutelare i diritti e le esigenze dei cittadini e delle imprese, nonostante le infinite difficoltà dinnanzi alle quali si sono trovati a operare, legate non solo alla preoccupazione di contrarre il COVID ma anche alle obbiettive disfunzioni degli uffici pubblici. Si sta percependo nella comunicazione un immotivato motto di risentimento verso gli avvocati, ma non vi è stato sdegno alcuno per la scelta effettuata dalla Regione di inserire gli altri operatori di Giustizia quali beneficiari del servizio di vaccinazione prioritario, tra cui anche gli avvocati dipendenti degli enti pubblici, come la Regione stessa o i Comuni. Invero andrebbe univocamente denunciata con forza la circostanza, inconcepibile, che la scelta della priorità delle vaccinazioni sia affidata alla discrezionalità e spesso sia priva di comprovate e adeguate valutazioni. 

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