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Cronaca

Lavoro, stage e tirocini: ecco come non farsi sfruttare

La Cgil alza la guardia. "Attenzione al numero delle ore effettuate e all'indennità. Il tirocinio non è un rapporto di lavoro". Per 20 ore a settimana, il rimborso minimo è di 300 euro, chi lavora più di 20 ore ha diritto a 500 euro

La Cgil alza la guardia contro l’utilizzo improprio dei tirocini. E invita i lavoratori interessati da questo tipo di esperienza a rivolgersi alle sedi sindacali per chiedere informazioni o segnalare possibili abusi. A lanciare l’appello è Emanuela Bizi, responsabile del mercato del lavoro nella segreteria regionale, nel giorno in cui entrano in vigore le nuove regole sui tirocini professionali. Regole che riguardano non solo i giovani che abbiano conseguito la laurea o un diploma negli ultimi 12 mesi, ma anche i tirocini attivati nei confronti di persone in cerca di lavoro, disoccupati, in mobilità, in cassa integrazione straordinaria o in in deroga, svantaggiati e disabili. Esclusi invece i cosiddetti tirocini curriculari, promossi da scuole, università o istituti formativi come parte integrante dei corsi di laurea o di diploma.

Durata compresa tra 2 e 6 mesi, un’indennità di partecipazione di almeno 300 euro se l’orario settimanale non supera le 20 ore, 500 euro al di sopra di tale limite (ma comunque entro il tetto massimo di 40 ore), ma non dovuta ai beneficiari di cig e mobilità. Questi i tratti distintivi del tirocinio, «che non può configurarsi come un rapporto di lavoro – sottolinea Bizi – e che richiede la stesura di una convenzione tra il soggetto promotore (centro per l’impiego, università, scuola, ecc.), l’azienda ospitante e il tirocinante».

Fondamentale anche rimarcare che il tirocinio non può essere avviato in sostituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato o a termine (vedi la sostituzione di dipendenti in ferie o in maternità), né in aziende dove abbiano avuto luogo, negli ultimi 12 mesi, licenziamenti collettivi o individuali e riduzioni di orario con ricorso ad ammortizzatori. Esiste inoltre, di norma, una relazione tra il numero di tirocini attivabili e il numero dei dipendenti assunti a tempo indeterminato. «Nonostante le regole siano chiare – dichiara ancora Bizi – l’esperienza che il rischio di tirocini impropri è elevato, tanto che la stessa Regione si è impegnata a vigilare contro gli abusi. Impegno che apprezziamo, ma che ovviamente non fa venire meno la necessità di una maggiore responsabilizzazione dei lavoratori interessati nel segnalare e denunciare utilizzi distorti di questo strumento».

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