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Cronaca

Trump “grazia” 3 miliardi di cibo made in Italy, anche il Fvg tira un sospiro di sollievo

L'ipotesi iniziale era di estendere gli aumenti tariffari anche a vino, olio e pasta

Niente nuovi dazi sui prodotti agroalimentari made in Italy con la decisione del presidente Usa Donald Trump di “graziare” l’Italia rispetto all’ipotesi iniziale di estendere gli aumenti tariffari anche a vino, olio e pasta. È quanto afferma la Coldiretti Fvg, in linea con la Confederazione nazionale, in occasione della pubblicazione della nuova lista allargata sui prodotti Ue da colpire a seguito della disputa sugli aiuti al settore aereonautico. Le modifiche introdotte colpiscono maggiormente Francia e Germania, mentre risparmiano, oltre all’Italia, il Regno Unito (in negoziato bilaterale con gli Usa) e la Grecia, che è stata tolta dalla lista dei paesi colpiti da dazi sui formaggi.

«Nell’ambito del sostegno Ue ad Airbus gli Usa – sottolinea la Coldiretti Fvg con il presidente Michele Pavan – sono stati autorizzati dal Wto ad applicare sanzioni per un limite massimo di 7,5 miliardi di dollari all’Unione Europea che tuttavia lo scorso 24 luglio, a seguito dell’annuncio del consorzio Airbus della revisione degli aiuti di Stato ricevuti, che rende i sostegni pienamente conformi alla sentenza dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), ha invitato gli Stati Uniti a rimuovere immediatamente tali provvedimenti, che sarebbero ora ingiustificati. I nuovi dazi avrebbero colpito 3 miliardi di euro di cibo made in Italy, pari a due terzi del totale in un momento reso già difficile dall’impatto della pandemia sul commercio globale. Tra l’altro gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari tricolori per un valore che nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi, con un ulteriore aumento del 4,8% nei primi sei mesi del 2020, anche se a giugno le difficoltà causate dal coronavirus hanno fatto segnare una inversione di tendenza (-0,9%)».

Le tariffe

Restano invece in vigore, fa sapere ancora Coldiretti, le tariffe aggiuntive del 25% entrate in vigore il 18 ottobre 2019 che hanno già colpito specialità italiane come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello.

«Occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare inutili conflitti che rischiano di compromettere la ripresa dell’economia mondiale duramente colpita dall’emergenza coronavirus», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza della difesa di un settore strategico per l’Ue che sta pagando un conto elevatissimo per dispute commerciali che nulla hanno a che vedere con il comparto agricolo. «L’Unione Europea – ha aggiunto Prandini – ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che come ritorsione proprio all’inizio di agosto di sei anni fa ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al made in Italy 1,2 miliardi ed è ora paradossale che l’Italia si ritrovi nel mirino proprio dello storico alleato, con pesanti ipoteche sul nostro export negli Usa. Al danno peraltro si aggiunge la beffa poiché il nostro Paese – ha concluso il presidente della Coldiretti – si ritrova ad essere punito dai dazi Usa nonostante la disputa tra Boeing e Airbus, causa scatenante della guerra commerciale, sia essenzialmente un progetto francotedesco al quale si sono aggiunti Spagna ed Gran Bretagna».

Confagricoltura

I dazi Usa sulle importazioni di prodotti agroalimentari italiani restano invariati. Scongiurati gli aumenti - fino al 100 per cento del valore – che sono stati in discussione nei giorni scorsi. Lo fa sapere Confagricoltura sulla base della nota ufficiale diffusa dall’Ufficio del Rappresentante statunitense per i negoziati commerciali (Ustr).

«È un’ottima notizia – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – perché l’inasprimento dei dazi avrebbe posto un ostacolo in più sulla strada verso la piena ripresa del sistema agroalimentare italiano dopo l’emergenza sanitaria. Un particolare ringraziamento va al Governo e alla nostra rappresentanza diplomatica per l’efficace azione svolta nei confronti dell’amministrazione statunitense», sottolinea Giansanti.

Confagricoltura ricorda che gli Usa sono il primo mercato di sbocco del Made in Italy agroalimentare fuori dalla Ue. Nel 2019 l’export di settore ha superato i 4,5 miliardi di euro. I vini, da soli, incidono sul totale per 1,5 miliardi (40 milioni di euro per il Fvg dei 130 complessivamente esportati nel mondo).

«È anche importante rilevare che gli Stati Uniti hanno formalmente espresso la disponibilità a negoziare con la Ue un accordo che metta fine al contenzioso ultradecennale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing – aggiunge Michele Pace Perusini, presidente della Sezione economica viticoltura di Confagricoltura Fvg -. Si tratta di una disponibilità che va colta con la massima urgenza da parte della Commissione europea, per raggiungere un’intesa che consenta di eliminare i dazi che gravano sui nostri prodotti dall’ottobre dello scorso anno ed evitare le tensioni periodiche che si accumulano, soprattutto sui vini, sottoposti alla cosiddetta scelta a “carosello”. Nel contempo – conclude Pace Perusini – serve mantenere il sostegno al dettaglio e al consumo locale che, in questo momento di ripresa dopo l’emergenza sanitaria, restano fondamentali».

I dazi, pari al 25 per cento del valore, si applicano attualmente su formaggi, salumi, agrumi e liquori, per un totale di circa 500 milioni di euro.

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