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Cronaca

Parte da Udine la sfida alla sostenibilità: niente packaging per i prodotti di bellezza

L'idea è di Raffaella Gregoris, fondatrice di Bakel: al posto delle scatole e dei foglietti entra in gioco il QR code, codice bidimensionale, con tutte le info sui prodotti

Green, sostenibilità, eco.. tutte parole ormai entrate nel nostro vocabolario quasi quotidiano ma che non corrispondono spesso alla relatà. Al di là della buona reputazione di ogni iniziativa mirata ad azionare la questione sostenibilità, è necessario affrontare scelte e adottare azioni che portino a rispettare il Green Deal Europeo.

E proprio dalla necessita di prendere coscienza di una nuova attitudine lavorativa che eviti di “sventolare etichette ed encomi”, nasce a Udine, dalla volontà di Raffaella Gregoris, fondatrice di BAKEL - marchio destinato alla produzione (tutta italiana) di prodotti dedicati alla cura della pelle - l’iniziativa di realizzare prodotti privi di packaging cartaceo.

«Entra in scena il QR code, il cosiddetto, codice bidimensionale, ossia a matrici (posizionato all’esterno del prodotto) composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema bianco a forma quadrata, che indirizza ad un sito informativo dal quale si possono ricavare tutte le descrizioni necessarie che sostituiscono quelle apportate sulle confezioni, tramite la lettura dallo smartphone o da qualsiasi device», spiegano dall'azienda.
Niente più scatole, carta, plastica, né foglietti, dunque, «per una consapevolezza maggiore di ciò che si utilizza, come prodotto - e fuori, con un approccio più etico e più sostenibile».

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«La linea Charm Sizes che utilizza i codici di lettura QR code ha dimensioni originali, più ridotte, pratiche, leggere e funzionali, assicurando fino a 3 settimane di trattamento. Considerato il risparmio di carta diventa accessibile anche nel prezzo. I packaging che contengono il prodotto restano rigorosamente airless con doppia camera, ovvero evitano il contatto con aria e luce, in grado di assicurare una non-contaminazione del prodotto e integrità dei principi attivi usati», conclude la Raffaella Gregoris.

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