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Acqua potabile

Acqua sprecata per il 40%: il progetto per rendere resiliente il sistema idrico regionale

Verranno interconnessi i vari sistemi idrici, anche sfruttando le nuove tecnologie digitali, per rendere la fornitura di acqua potabile in Friuli Venezia Giulia più resiliente nell’affrontare i grandi cambiamenti climatici

Il sistema di acquedotti del Friuli Venezia Giulia si sviluppa su 13 mila e 700 chilometri ma i tassi di dispersione della rete idrica si avvicinano al 40 per cento. La nostra è una delle regioni italiane con maggiori disponibilità di acqua e un nuovo progetto vuole rendere il sistema più avanzato digitalizzando la rete grazie ai fondi del Pnrr. Si tratta di un masterplan per interconnettere i vari sistemi idrici, anche sfruttando le nuove tecnologie digitali, per rendere la fornitura di acqua potabile in Friuli Venezia Giulia più resiliente nell’affrontare i grandi cambiamenti climatici e non solo.

Del progetto, avviato da alcuni mesi, e di molti altri argomenti si è discusso durante il corso di aggiornamento professionale avanzato “Nuovi approcci tecnico-scientifici ed economico-finanziari nella pianificazione degli acquedotti” organizzato dal Centro internazionale di scienze meccaniche (Cism) di Udine con il coordinamento di Matteo Nicolini dell’Università di Udine. Il corso, supervisionato da Fabio Crosilla (coordinatore dei corsi avanzati per professionisti del Cism), è stato patrocinato dall’Associazione Idrotecnica Italiana e ha visto la partecipazione di 110 tra tecnici operanti nel settore e dirigenti di aziende di gestione del ciclo idrico di tutta Italia. Fra i relatori dell'evento, oltre Nicolini e ad Antonio Massarutto, sempre dell’ateneo friulano, hanno contribuito Stefano Alvisi dell’Università di Ferrara e Orazio Giustolisi del Politecnico di Bari. L’iniziativa è stata, inoltre, sostenuta dalla società di consulenza Idrostudi insediata in Area Science Park a Trieste.

La situazione in regione

“La particolare conformazione geografica e la tipologia di insediamento abitativo nella nostra regione – spiega Nicolini - rendono talvolta assai oneroso l’approvvigionamento di acqua potabile, basti pensare alle zone dell’alta Carnia o del Carso, nonostante il Friuli vanti un primato nazionale in termini di disponibilità di risorsa. Da qualche mese è stato avviato un ambizioso progetto di interconnessione fra i sistemi idrici, ovvero il ‘Masterplan degli acquedotti del Friuli Venezia Giulia’, con l’obiettivo di identificare quali soluzioni ottimali adottare verso una maggiore resilienza del sistema e della relativa gestione, in uno scenario di grandi cambiamenti, non solo climatici, in atto”. I vari enti gestori del servizio idrico integrato si trovano così ad affrontare due ordini di problematiche: da un lato, quelle gestionali di breve periodo (per garantire un servizio sufficiente anche in condizioni di emergenza) e, dall’altro, quelle relative alla pianificazione di azioni e soluzioni per garantire una adeguata robustezza ai sistemi acquedottistici nel medio-lungo termine.

“Nonostante lo scenario tecnologico sia promettente – continua Nicolini -, attualmente il settore idrico è caratterizzato da un basso livello di maturità per quanto riguarda la standardizzazione delle soluzioni digitali, dei processi di business e del collegato quadro legislativo. Questo è una conseguenza della frammentazione del settore idrico, della mancanza di una visione olistica del problema della gestione della risorsa idrica ‘smart’ e della carente integrazione e standardizzazione della tecnologia. Tale contesto sta però subendo un notevole cambiamento grazie al recente Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che vede i vari enti gestori della nostra regione riuniti in uno sforzo comune al fine di ottenere finanziamenti per il contenimento delle perdite idriche, con un focus sulle attività di digitalizzazione della rete, ricerca e riparazione delle perdite idriche e sull’installazione di misuratori intelligenti”.

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