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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

«Chi non apre le scuole superiori, non riapra nemmeno gli impianti sciistici»

Ormai è scontro sulla riapertura delle scuole superiori. Il ministro Boccia, responsabile dei rapporti con le regioni, critica i governatori che si oppongono alla riapertura

Continua a far discutere la decisione del governatore del Fvg Massimiliano Fedriga (così come di quelli di Veneto e Marche) di rinviare l'apertura delle scuole a dopo il 31 gennaio. La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, difende la sua scelta di riaprire le scuole superiori: "Le Regioni riflettano bene sulle conseguenze per studenti e famiglie. Il Governo ha mantenuto gli impegni, i tavoli guidati dai prefetti hanno prodotto piani operativi in tutte le Province lavorando sul potenziamento dei trasporti e sullo scaglionamento degli orari di scuole e altre attività. Ognuno faccia la propria parte". 

Anche il ministro Francesco Boccia, responsabile dei rapporti con le Regioni: "I governatori che posticipano l'apertura delle scuole, poi non devono chiedere di riaprire lo sci il 18 gennaio".

La situazione generale

Il Consiglio dei Ministri ha rinviato l'apertura delle scuole superiori in presenza al 50% all'11 gennaio 2021. Ma questo avverrà soltanto nelle regioni che dopo il monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità previsto per venerdì 8 e l'ordinanza del pospministero della Salute non si trovino in zona rossa. 

Prima della decisione del governo le ordinanze di alcune regioni avevano spostato la data del rientro a scuola. Nel dettaglio:

Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche hanno annunciato il rientro a scuola per le superiori al 50% il primo febbraio;
la Campania aveva spostato la data del rientro al 25 gennaio;
la Sicilia aveva annunciato la data del rientro tra il 7 e l'8 gennaio.
L'ok alla data del 7 gennaio era stato dato invece da Lombardia, Valle d'Aosta, provincia autonoma di Trento, provincia autonoma di Bolzano, Toscana, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Sardegna. Erano in attesa delle decisioni del governo Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio, Puglia e Calabria. In teoria le ordinanze dovrebbero valere comunque anche con il rinvio predisposto dal governo. 

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