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Cronaca

Sciopero infermieri, due giorni di braccia incrociate

Oggi e domani sono le date scelte dal Nursind per protestare contro il rinnovo del contratto nazionale

«Più passano i giorni e più appare giusta e sacrosanta la decisione degli infermieri di indire 48 ore di sciopero per oggi e domani contro il rinnovo del contratto per il comparto sanità. Un’intesa che suona come una presa in giro e che peggiora la condizione dei lavoratori sia sul piano normativo che economico». A dirlo è il segretario nazionale del Nursind - il sindacato infermieri -, Andrea Bottega.

A cominciare dalla richiesta, fino ad ora inevasa, di poter prendere visione del parere tecnico sull’atto d’indirizzo 2018 espresso dal Ragioniere generale dello Stato: “Siamo stati rimandati al Mef - spiega il sindacalista – Quindi, abbiamo chiesto al comitato di settore della sanità e all’Aran di avere una copia dell’integrazione economica del 2018 ma, ad oggi, non abbiamo ricevuto nessuna risposta formale”.

Stefano Giglio, dirigente nazionale del Nursind (video di Luciana Idelfonso)

Tuttavia, anche senza aver visionato tale integrazione ma basandosi solo sulle cifre a disposizione, il Nursind non lesina critiche: “Tanto per iniziare non è accettabile che rispetto agli altri comparti, gli aumenti tabellari e perequativi scattino solo dal mese di aprile e non da marzo. Ma è persino più grave che i 91 euro di aumento per ogni lavoratore del comparto siano in vigore solo a partire da gennaio del 2019. In pratica – rimarca il sindacato - quando saremo a scadenza di contratto e ce ne sarà in ballo uno nuovo”.

L’elenco dei nodi è ancora lungo: gli 85 euro medi di aumento, per esempio, sono solo temporanei, per via dell’elemento perequativo cha ha una durata di appena 9 mesi. E, soprattutto,  “al danno si aggiunge anche la beffa - rincara Bottega – dal momento che una delle voci che dovrebbe rimpinguare il fondo sanità, e cioè la Ria- Retribuzione individuale di anzianità (che non sarà più corrisposta al personale cessato dal servizio a partire dal 2018), rischia di andare persa per i paletti posti dalla riforma Madia che impedisce, appunto,  di incrementarlo rispetto al 2016”.

Senza contare, infine, le disparità di trattamento tra le diverse categorie di statali: «Sulla base di quanto dichiarato dal comitato di settore, siamo ben lontani da quel 3,48 per cento di risorse in più a disposizione promesso e sbandierato dai firmatari del contratto. Con i 360 milioni di euro reperiti dalle Regioni per il nostro contratto, aggiunti a quelli stanziati nel 2017, si raggiunge solo il 3,06 per cento. Si tratta di circa 94 milioni in meno. Un magro bottino - conclude il segretario del Nursind - che rende il raggiro nei confronti degli infermieri ancora più grave e impossibile da digerire».  

 

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