Erano trattati come schiavi i trenta braccianti salvati dalla Guardia di Finanza di Gorizia
Rinchiusi in condizioni pessime, privati della libertà e dei documenti, sottopagati: tra i trenta lavoratori irregolari, impiegati nell'Isontino e nella Bassa Friulana, anche due minorenni. Quattro gli arresti per caporalato
Sono quattro le persone fermate dalla Guardia di Finanza di Gorizia. Tre di queste sono di nazionalità rumena e una di nazionalità moldava. Tutti sono accusati del reato di intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, con le aggravanti della minaccia, del numero e della minore età dei lavoratori. I militari delle Fiamme gialle hanno scoperto, nel corso di un'operazione scattata da una segnalazione anonima, un sistema di sfruttamento nel quale erano coinvolti trenta lavoratori irregolari di nazionalità rumena, impiegati in attività legate al mondo vitivinicolo nell'Isontino e nella Bassa Friulana. Tra loro anche due minorenni, uno sotto i diciotto anni, l'altro addirittura sotto i sedici anni. I lavoratori venivano alloggiati in tre dormitori con precarie condizioni igienico-sanitarie, stipati in spazi stretti, privati della libertà e pagati una miseria.
Caporalato nell'udinese e nel goriziano: scoperti trenta braccianti agricoli sfruttati
Le indagini
A far scattare i controlli una comunicazione anonima pervenuta circa due mesi fa alla sala operativa del Comando provinciale delle Fiamme Gialle. Nella segnalazione un cittadino rumeno aveva dato informazioni circa un proprio connazionale scappato dal territorio goriziano perché oggetto per mesi di sfruttamento. Lavorava come bracciante agricolo per un gruppo di presunti "caporali", anch’essi rumeni. Non un caso isolato, l'uomo riferiva che erano soggetti a questo trattamento diversi lavoratori in nero. La fonte anonima, inoltre, aveva anche fornito il nome di uno dei responsabili e una sua foto.
Sulla base di questi indizi, gli investigatori delle Fiamme gialle hanno avviato le indagini. I primi riscontri hanno permesso l’identificazione delle persone coinvolte. Sono state verificate le circostanze segnalate, grazie a sopralluoghi. Ma anche con il monitoraggio dei social network. I militari hanno così scoperto che esisteva un sistema di sfruttamento gestito da alcune persone a Romans d’Isonzo. Queste persone impiegavano manodopera agricola mandandola a lavorare alla potatura delle vigne in diverse aziende agricole della zona dell’Alto Isontino e della Bassa Friulana.
Successivamente la Guardia di finanza è riuscita sia a mettere sotto controllo i telefoni dei presunti "caporali" sia a installare GPS su alcuni dei pulmini utilizzati per il trasporto dei lavoratori, ricostruendo il modus operandi del sistema di sfruttamento. Il sodalizio era composto da tre persone di nazionalità rumena e una di nazionalità moldava, riconducibili a due società: una con sede in provincia di Gorizia e una di diritto rumeno, entrambe operanti nella fornitura di manodopera. Tali società avevano a disposizione alcune decine di lavoratori di nazionalità per lo più rumena, impiegati in assenza di contratto o, comunque, in maniera irregolare.
Cosa succedeva
Prelevati all'alba da dormitori dove erano stati sistemati dei capi. Portati in pulmino nei luoghi di lavoro dove prestavano la loro opera in turni di almeno dieci ore. La sera riaccompagnati in questi dormitori fatiscenti, privi delle più elementari condizioni igienico sanitarie. Rinchiusi a chiave di notte in attesa di andare al lavoro il giorno dopo. Unico giorno di riposo la domenica. Ma non sempre veniva rispettato. Nessun contratto, pochi soldi garantiti, nessuna sicurezza sul lavoro. I lavoratori subivano ricatti e minacce ogni giorno. Approfittando dello stato di bisogno dei braccianti, gli indagati avevano sottratto loro i documenti. Documenti che sarebbero stati restituiti solo al termine della stagione lavorativa. La maggior parte di queste persone era stata reclutata nel distretto di Arad, tra i più poveri della Romania, con la promessa di poter mandare alle proprie famiglie rimaste in patria la paga tramite money transfer. I braccianti hanno testimoniato confermando in toto l’impianto investigativo. Sottolineando anche che, dal salario irrisorio che percepivano, venivano arbitrariamente decurtate le spese per vitto, alloggio e altri generi.
Gli arresti
La Guardia di finanza di Gorizia, sotto la direzione della procura della Repubblica del capoluogo isontino, ha proceduto al fermo delle quattro persone indagate. Parallelamente al provvedimento cautelare, eseguito nella mattinata del 16 febbraio da un dispositivo coordinato dal gruppo di Gorizia e composto da oltre 50 militari, è stata operata la perquisizione delle abitazioni e dei locali in uso agli indagati situati in provincia di Gorizia e Udine, tra cui i tre dormitori dove venivano ammassati i lavoratori in nero. Il 20 febbraio scorso i fermi sono stati convalidati dal GIP del tribunale di Gorizia che, nello sposare completamente la tesi investigativa della procura del capoluogo e accogliendo le richieste del pubblico ministero, ha convertito i fermi in custodia cautelare nelle carceri di Trieste e Gorizia per tre dei quattro indagati e in obbligo di dimora per il quarto.