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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Rizzi

Sfruttare i brevetti e la ricerca: l'Università di Udine fa scuola in Italia

Udine fra le eccellenze universitarie italiane che si finanziano anche attraverso le royalties

Un articolo a cura di Chiara Andreola, apparso pochi giorni fa sul quotidiano online "Venezie Post", ha messo in evidenza come, fra gli atenei del Nordest, l'Università di Udine risulti fra i più virtuosi, nonostante la sua giovane età, in tema di autofinanziamento. Il merito deriva infatti dagli utili che Palazzo Florio riesce a introitare attraverso il deposito e la vendita dei brevetti. Entrate che permettono a volte anche di ripagare le spese sostenute. E forse, a pensarci bene, a stimolare questa strada da intraprendere è stata proprio la carenza di fondi di cui soffre la ricerca in Italia. In questi anni, tra i casi friulani di maggiore successo: la tutela di varietà vegetali come il kiwi soreli a pasta gialla, alcune varietà di vite resistenti alle malattie e alcune scoperte in ambito medico, come un metodo per la determinazione delle cellule tumorali circolanti nel sangue.

L'Università di Udine, infatti, nel 2014 ha ricavato ben 188 mila euro dalle royalties, risultato grossomodo identico a quello del 2003. 370 mila euro in un biennio di utili sono una bella cifra e, come spiega Cristina Colautti responsabile dell'Ufficio Trasferimento Tecnologico al "Venezie Post", ora si è fatto qualcosa in più: "Abbiamo destinato 100 mila euro all'istituzione del fondo PocLab per la prototipizzazione ed ingegnerizzazione dei risultati ottenuti dai ricercatori". Entrando nel merito del fondo PocLab la delegata del rettore ai brevetti, Maria Cristina Nicoli, aggiunge: "Tutte le università italiane, non solo Udine, hanno delle enormi potenzialità ma si scontrano con il problema che il brevetto depositato non è sempre direttamente applicabile e quindi vendibile: il fondo serve appunto a fare quel passo in più che consiste nell'offrire un prodotto alle aziende, così da porsi sul mercato".

Ora, nel corso del 2015 verranno quindi vagliati i risultati ottenuti da singoli ricercatori o gruppi nei settori più svariati. Attualmente sono 92 le domande di tutela depositate, 50 le tecnologie con tutela attiva, di cui 36 commercializzate; gli utili realizzati vengono poi ripartiti a metà tra gli inventori e l'università, che a sua volta ne destina metà al reinvestimento in ricerca e metà alla gestione del portafoglio brevetti. Ad ogni modo, sottolinea Nicoli: "il trasferimento tecnologico non avviene solo e necessariamente tramite il deposito di un brevetto: per chi fa ricerca applicata è frequente collaborare con le aziende, tanto più in un ateneo come il nostro nato per volontà del territorio. Ma la nostra rete si estende anche nel resto d'Italia e all'estero, all'interno di un processo estremamente dinamico e diversificato". C'è infatti il caso del ricercatore che fa una scoperta, deposita il brevetto, e cerca poi di porlo sul mercato; o viceversa l'impresa che bussa alla porta dell'ateneo con una richiesta specifica, nel qual caso si può arrivare anche a forme di proprietà congiunta del brevetto.

L'Università di Udine ha dovuto affrontare un altro ostacolo. Spiega infatti la docente Nicoli: "Come si fa a rendersi visibili sul mercato, anche internazionale? Come può la singola Università raggiungere i clienti?. A questo scopo l'Ateneo friulano ha avviato 6 convenzioni con 7 aziende italiane ed estere grazie ad un finanziamento ottenuto da Area Science Park per il progetto Pocn (Proof of Concept Network), in cui i risultati delle attività di ricerca vengono valutati, selezionati e messi in connessione con le aziende; i migliori ottengono poi un finanziamento per l'applicazione nelle imprese."

Si tratta tuttavia di un risultato parziale, sottolinea Cristina Colautti, poiché il progetto non è terminato ed  è quindi possibile che si arrivi a nuove convenzioni. "Qui in Friuli siamo fortunati - osserva in proposito la collega - potendo contare su realtà come Area Science Park e Friuli innovazione: i parchi scientifici rivestono il ruolo fondamentale di interfaccia tra l'università e l'industria, e facilitano il percorso di uscita delle idee dal chiuso dei laboratori".

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