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Cronaca

Arrivato il responso, festività: le chiusure obbligatorie erano incostituzionali

Accolto il ricorso del Governo contro la legge regionale. Festeggiano le grandi catene alimentari della Grande distribuzione organizzata. Bocciata la legge regionale che cercava di porre un freno alla liberalizzazione delle aperture durante i giorni festivi. Scatteranno ora i ricorsi sulle multe già pagate?

Addio alla legge 4/2016 che stabiliva l'obbligo di chiusura degli esercizi e dei negozi al minuto durante le canoniche festività: primo gennaio, Pasqua, lunedì dell'Angelo, 25 aprile, primo maggio, 2 giugno, 15 agosto, primo novembre, 25 e 26 dicembre.

Sono stati dichiarati incostituzionali dalla Consulta gli articoli della legge regionale del Friuli Venezia Giulia che obbligavano la chiusura nei giorni festivi degli esercizi commerciali (nelle città non a vocazione turistica) presenti in regione. Questo è quanto stabilito dalla Corte Costituzionale che ha accolto i ricorsi in materia presentati dalle rappresentanze della Presidenza del Consiglio e della Grande distribuzione organizzata.

Le reazioni di sindacati e politica

Ricordiamo che alcune grandi catene si erano da subito opposte alle norme alzando le serrande, rischiando e pagando multe in un lungo ed estenuante braccio di ferro che non aspettava altro che il gong della Consulta. Festeggano ora i grandi distributori afferenti a Federdistribuzione che da subito avevano espresso dubbi su una legge ritenuta in contrasto con i principi europei della libera concorrenza.

"Prendiamo atto del pronunciamento della Consulta ma restiamo convinti di aver combattuto una battaglia giusta", ha affermato il vicepresidente della Regione e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello. "Siamo orgogliosi del percorso lungo e complesso che abbiamo intrapreso - ha proseguito-, sostenuti anche dal profondo consenso di vasti strati della società. Adesso tutto è affidato alla potestà del Parlamento, che auspichiamo si impegni per colmare al più presto una indiscutibile distanza tra la legge e il sentire della popolazione".

bolzonello-2Per il vicepresidente "la proposta di legge che giace da lungo tempo alle Camere deve riprendere a muoversi. Noi siamo intervenuti mettendo in campo la nostra potestà legislativa regionale, dicendo chiaramente che le difficoltà sarebbero state notevolissime, anche nell'intento di sollecitare il Parlamento. Abbiamo approvato una legge in una materia sensibile, perché abbiamo voluto dare risposte attese da tante persone, da imprese e lavoratori, e che permette di individuare una linea di equità per gli operatori. Ora non smetteremo di premere politicamente, affinché la nostra norma bocciata dalla Consulta possa finalmente trovare uno sbocco positivo a livello nazionale".

"Positivo invece è il dato che la Corte abbia respinto le censure relative agli articoli 9 e 15 della legge - ha aggiunto Bolzonello - recependo integralmente le nostre difese in merito all'estensione dell'ambito materiale del 'commercio' e alla natura e alla funzione dei 'centri commerciali naturali', precisando nel contempo che non è consentito prevedere con legge regionale che i Comuni e le Camere di commercio partecipino ai centri commerciali naturali stessi". 

"Abbiamo vinto anche rispetto all'articolo 19 della legge, che disciplina i requisiti professionali per l'esercizio dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande. Anche in questo caso la Corte ha recepito le nostre difese, aderendo all'interpretazione della corrispondente legge statale in materia più favorevole per l'autonomia legislativa regionale di quanto avesse prospettato la difesa erariale", ha concluso il vicepresidente.

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