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Cronaca Lignano Sabbiadoro / Via Annia

Omicidio dei coniugi Burgato: Reiver condannato a 20 anni a Cuba

Si chiude così, in maniera definitiva, la vicenda che scosse Lignano Sabbiadoro nell'estate del 2012, quando Paolo Burgato e Rossella Sostero vennero barbaramente uccisi durante la rapina messa in atto dai fratellastri cubani Reiver e Lisandra

Reiver Laborde Rico, il giovane cubano di 26 anni in carcere nella sua Cuba dall'ottobre 2012, è stato condannato dal tribunale de L'Avana a 20 anni di reclusione. Il giovane era accusato, in concorso con la sorella Lisandra Aguila Rico, del duplice omicidio aggravato dei coniugi lignanesi Paolo Burgato e Rosetta Sostero, massacrati a coltellate nella loro villetta di via Annia nella notte tra il 18 e il 19 agosto 2012, al termine di una rapina finita in tragedia. La sorella è già stata condannata all'ergastolo in Italia dal gup del tribunale di Udine con sentenza confermata anche in appello nell'ottobre di quest'anno. Insomma, la vicenda si chiude definitivamente per tutti e due i responsabili.

La sentenza del tribunale cubano porta la data del 5 luglio 2013, ma la notifica è arrivata solo ieri in Procura a Udine. Il provvedimento, trasmesso dall'ambasciata Italiana a Cuba, è stato recapitato al pm Claudia Danelon, titolare dell'inchiesta, dal ministero della Giustizia, sia in lingua originale sia con la traduzione italiana.

Nel ricostruire la vicenda e le prove raccolte, in buona parte dagli inquirenti italiani, i giudici cubani hanno ritenuto Reiver colpevole per il duplice omicidio. Da qui la decisione di applicargli una pena detentiva superiore ai minimi edittali per l'omicidio, ma inferiore al massimo in considerazione del fatto che è incensurato e che ha collaborato a fare luce sui fatti. La sua ricostruzione è stata ritenuta più credibile rispetto a quella della sorella, identificata, anche dalla Procura italiana, come l'esecutrice materiale del delitto. Una pena che, "per la sua entità, non deve considerarsi vendicativa, ma giusta e necessaria per chi, come l'imputato, commette fatti così barbari da renderlo inadeguato a vivere in una società in cui lo Stato si è dato come priorità fondamentale l'educazione dei suoi cittadini ai più alti valori etici e morali".

I giudici sono arrivati così a determinare la pena finale in 20 anni, con detrazione del presofferto, "da scontarsi in un istituto penitenziario del Ministero dell'Interno", con la pena accessoria della perdita dei diritti di elettorato attivo e passivo e di occupare cariche direttive negli organi dell'attività politico-amministrativa dello Stato, in enti economici statali e in organizzazioni sociali e di massa, per la stessa durata della pena principale. La corte lo ha assolto invece dall'accusa di porto delle armi. Il pubblico ministero cubano ne aveva chiesto una condanna a 25 anni.

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