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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Caso Giulio Regeni, i poliziotti egiziani li addestriamo noi

Pochi giorni fa venti funzionari del National Security Sector del Cairo sono stati accolti alla scuola di polizia giudiziaria amministrativa di Brescia per un corso di "tecniche investigative avanzate di contrasto al terrorismo": l'articolo de "Il Fatto Quotidiano" sulla vicenda

Non è una novità, ma tutto oggi assume una luce nuova.Siamo noi italiani ad addestrare la polizia egiziana, proprio nei giorni in cui al Cairo le indagini sull'omicidio di Giulio Regeni non solo non fanno passi avanti, ma sembrano proprio arenate (c'è chi dubita siano mai iniziate davvero). Pochi giorni fa venti funzionari del National Security Sector del Cairo sono stati accolti alla scuola di polizia giudiziaria amministrativa di Brescia per un corso di "tecniche investigative avanzate di contrasto al terrorismo".

Un mese di lezioni per apprendere appieno nuove metodologia d'indagine all'avanguardia. Altri venti poliziotti sono invece arrivati a Nettuno, vicino a Roma, al centro di formazione per la tutela dell'ordine pubblico dove impareranno tecniche per fronteggiare i manifestanti.

Il Fatto Quotidiano commenta così: "Sembra uno scherzo macabro [...] Vista la concomitanza con il caso Regeni forse qualcuno avrebbe potuto decidere di sospendere questo tipo di formazione".

Nessun imbarazzo per le forze dell'ordine italiane nell'avere di fronte colleghi di un Paese che ha permesso il barbaro omicidio di un ragazzo?  Sul tavolo del pm romano che indaga sull'omicidio di Regeni è arrivata intanto la documentazione egiziana sul caso: solo 92 pagine, nessun tabulato telefonico, nessuna immagine delle telecamere di sorveglianza. Ci si aspettava di più, e i dubbi sull'opportunità della formazione ai poliziotti egiziani proprio in questi giorni aumentano.

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