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Cronaca

«Ein prosit costerà più di 300mila euro: nessuna strategia per il pubblico, solo interesse privato»

A manifestare perplessità sull'appuntamento sono i consiglieri comunali Venanzi e Pirone, che fanno i conti in tasca al Comune: «Si spenderanno soldi di tutti senza avere un ritorno»

«La domanda che ci si pone non è se sia o meno una bella manifestazione, che lo è senza dubbio ma capire se c'è una strategia per valorizzare la città: qui si parla di Goldin come di Ein Prosit, ovvero realtà che sono favorite per arrivare a Udine, fare l'incasso e poi andarsene senza lasciare nulla sul territorio». A parlare è Alessandro Venanzi, capogruppo in consiglio comunale del Partito democratico, che con il collega Federico Pirone di Progetto innovare avanza diverse perplessità. L'appuntamento enogastronomico di alto livello, che Udine ospiterà (per la prima volta) nel prossimo fine settimana dopo l'ouverture di Tarvisio, continua quindi a far discutere dopo l'uscita del nostro pezzo dello scorso venerdì.

Le perplessità

Nonostante l'apprezzamento rivolto a uno degli appuntamenti più apprezzati del settore a livello internazionale, ai due consiglieri comunali proprio non va giù che l'investimento pubblico sia – secondo i loro dati – tanto cospicuo. Parlano in totale di una cifra che supera i 300mila euro, tra finanziamenti diretti e mancati introiti, a fronte di una scarsa ricaduta sulla città. In buona sostanza cioè che alimenta i dubbi di Venanzi e Pirone è: vale la pena investire così tanto in una manifestazione che è solo per pochi?

Le cifre

Il finanziamento diretto del Comune di Udine ammonta a 39mila euro più Iva. A questi, dichiarano all'unisono i consiglieri di minoranza, «si devono però aggiungere non solo i mancati introiti per l'utilizzo delle sale museali, ma anche una serie di altre spese: 9100 euro per il rivestimento dell'ex Chiesa di San Francesco, 1200 euro di visite guidate, oltre 16mila euro alla Net, 8mila euro più Iva per gli Addetti alla gestione emergenze, tra i 1500 e i 2mila euro per acqua e luce e altri soldi ancora da quantificare per il servizio di Italpol. A questi si aggiungono i 210mila euro della Regione Fvg». Insomma, un sacco di soldi per una manifestazione di qualità elevata che porta sì Udine nel gotha dell'enogastronomia mondiale (gli chef che arriveranno sono i migliori nel panorama locale e internazionale), ma «davvero poco lascerà agli udinesi e alla città, scarsamente coinvolta».

Mancati introiti

«I costi del Comune – puntualizza Venanzi – sono di circa 80 mila euro più Italpol: in totale si spenderanno tra i 300 e i 350mila euro, più il mancato introito per l'utilizzo dei luoghi e i costi degli straordinari del personale necessari per tenerli aperti. È evidente – tuona il consigliere – che non c'è una strategia rivolta al pubblico, ma solo un interesse privato, senza nemmeno la valorizzazione dei luoghi culto di Udine che vengono sviliti nella loro vocazione culturale».

Interesse pubblico

«Ci sono degli interrogativi aperti, che meritano di essere approfonditi – spiega Pirone –. Questa città non ha più un pensiero autonomo: non si ha la forza di creare delle proprie manifestazioni, solo la debolezza di prenderne da altri. Inoltre questo è un evento che ha ingressi a pagamento, con l'incasso dei biglietti che rimane agli organizzatori e non al Comune che ha solo costi – nonostante i grandi contributi, quindi nessun vantaggio per i cittadini –, mentre i musei restano però chiusi. Dov'è l'interesse pubblico?». Per Pirone, inoltre, è quantomeno singolare che a fronte dell'annunciato utilizzo di alcune delle più prestigiose sedi culturali di Udine, in una delibera di giunta dello scorso 4 ottobre appaia solo la richiesta di utilizzo alla Soprintendenza, ma non la conferma. «È davvero un po' tardi per chiedere il permesso».

Più bere meno sapere

L'ultima domanda che si pongono i due consiglieri è se davvero non ci sia una rinuncia al ruolo culturale di Udine. «C'è solo enogastronomia, non si trova quasi più null'altro», riflette Venanzi. E il riferimento è alla progettualità del Comune, ma anche alla scelta su dove investire. «Udine è interamente scomparsa dalla cartina geografica del profilo culturale. Per la città non c'è alcun valore aggiunto, visto che non ci sarà un grande giro di turisti e una manifestazione calata così rischia di essere solo un grande salasso per le casse comunali a scapito di altri interventi che potrebbero valorizzare la città in altro modo».

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