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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Centro / Piazza del Patriarcato

La Provincia costretta a pagare 14 mila euro a un ex dipendente

Il Presidente Fontanini: “Appelleremo la sentenza; i soldi pubblici non sono una cassa continua; fermare chi pensa di fare il dipendente pubblico a danno della collettività”

Rivendicava la somma di ben 28 mila euro per presunte mansioni superiori rispetto alla sua qualifica. Per questo un ex dipendente della Provincia di Udine, P.L., impiegato all’area ambiente dal 2007 al 2010, e ritornato nella sua terra d’origine, nel comune di Somma Vesuviana (Napoli), ha fatto causa all’amministrazione di Palazzo Belgrado pretendendo la differenza retributiva fra quanto percepito come categoria B, perché questo era il suo inquadramento, e quanto avrebbe dovuto ricevere come categoria D, perché, a suo dire, i lavori che avrebbe svolto erano equiparabili alla qualifica più elevata. Il giudice del lavoro del Tribunale di Udine, pur rigettando le pretese di equiparazione alla categoria D1, ha comunque valutato il lavoro dell’ex dipendente - che usciva con la squadra incaricata di effettuare sopralluoghi nelle discariche - sovrapponibile alle funzioni di un dipendente C1 e ha condannato l’Ente a versare la somma di 15 mila 400 euro oltre agli interessi legali.

Il Presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, annuncia ricorso: “Appelleremo! Non solo perché in tempi di vacche magre, in tempi in cui la gente è a casa, disoccupata, in disperata ricerca di un impiego, anche occasionale, in cui le aziende serrano i battenti, dover sborsare soldi pubblici a chi, evidentemente fin dall’inizio, cerca di ricavare i maggiori vantaggi possibili dalle posizioni garantite di dipendente pubblico, è davvero scandaloso; ma anche perché non passi l’immagine di un Ente che non oppone alcuna resistenza nei confronti di chi pensa di approfittare del posto pubblico - tanto paga Pantalone -  al fine di costringere l’amministrazione pubblica a difendersi nelle aule di giustizia; noi intendiamo proteggere il patrimonio della collettività”.

Fontanini si dichiara “rammaricato” per una sentenza che, di fatto, “contribuisce a prestare il fianco a quegli stereotipi che dipingono i dipendenti pubblici come propensi, troppe volte, ad orchestrare furbizie di vario genere con l’obiettivo di ricavare, spesso, indebiti benefici”. Del resto, “quei soldi appartengono alla comunità, e dover essere costretti a deviarli per simili spese provoca un oggettivo ripensamento delle strategie interne che dovremo adottare al fine di scongiurare altri casi analoghi che questa sentenza, purtroppo, potrebbe originare, determinando un precedente preoccupante”.

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