Lo scrigno prezioso del parco di Sant'Osvaldo pronto ad aprirsi alla città: ecco le proposte progettuali
Le idee progettuali degli studenti del dottorato interateneo in Ingegneria civile-ambientale e architettura e della laurea magistrale in Architettura sono state presentate nell’ambito del progetto generale di valorizzazione dell’area condotto dall’Asufc con l’Ateneo di Udine, il sostegno della Regione e il coinvolgimento del Comune
Udine è una città che custodisce diversi luoghi che parte della sua stessa cittadinanza ancora non conosce, non sente suoi e non "vive". Tra questi, sul podio c'è sicuramente il parco di Sant'Osvaldo, un autentico scrigno ricco di storia, verde, suggestione e fascino. Un luogo poco frequentato e poco conosciuto, se non da una fetta ben precisa di popolazione: da una parte l'utenza dei servizi sanitari presenti (Centro di salute mentale e Centro dipendenze), dall'altra le persone che, in questi anni, lo hanno animato con iniziative culturali e sportive tanto preziose quanto ancora "di nicchia". Le esercitazioni progettuali sono cominciate nel 2021, in seno al Corso di Studi in Architettura dell'ateneo udinese, dopo che era stato avviato un dialogo con l'Azienda sanitaria Friuli centrale. Punto fermo dellle esercitazioni di questi anni è la necessità di far ritrovare al patrimonio architettonico segnato dal tempo e dalla storia una vocazione di carattere pubblico. Aprirlo alla città, insomma. O almeno a quella parte che ancora non ha goduto della magia dei suoi viali alberati pieni di fascino. Oggi, venerdì 14 luglio, è stato così presentato il libro con il lavoro di studio sul comprensorio dell'ex ospedale psichiatrico sviluppato da un gruppo di ricerca di Uniud con gli studenti del Dottorato interateneo di Trieste e Udine, alla presenza del Rettore Roberto Pinton, l'assessore regionale Riccardo Riccardi, il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni, l'assessore ai lavori pubblici Ivano Marchiol, il direttore generale dell’Asufc, Denis Caporale, il direttore del Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura, Alessandro Gasparetto e il coordinatore del corso di dottorato e dei corsi di studio di architettura, Alberto Sdegno, coordinati dalla responsabile scientifica dei progetti Christina Conti. L’iniziativa rientra in un progetto generale di riqualificazione dell’intero complesso condotto dall’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), proprietaria dell’area, con l’Università di Udine, il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il coinvolgimento del Comune del capoluogo friulano
L'idea
Riconfigurare il sistema di accesso dalla città, ridisegnare lo spazio aperto con interventi minimi legati alle percorrenze, alle soste, ai sistemi verdi, ai suoli attrezzati, all’accessibilità, agli spazi della memoria, dello sport, del ristoro, ma anche rafforzare le relazioni fisiche e percettive con il contesto. Sono questi i punti qualificanti delle idee progettuali per valorizzare un patrimonio architettonico e ambientale come il parco dell’ex ospedale psichiatrico di Sant’Osvaldo a Udine. Il parco è il valore aggiunto di quest’area in una logica di interventi infrastrutturali ambientali per la realizzazione di habitat biodiversi e di servizio al cittadino, attrattivi per lo svago, il ristoro e lo sport. Sostenibilità, biodiversità e inclusione sono i requisiti del progetto di riqualificazione nel rispetto del tessuto urbano esistente del quartiere di San Paolo e Sant’Osvaldo. Il comprensorio di Sant’Osvaldo con il suo parco, ha detto Riccardi, «è un pezzo di città che dobbiamo restituire alla vita quotidiana, anche per dare risposta a un bisogno reale. Abbiamo voluto che sia l’Università di Udine a immaginare il futuro dell'area con i suoi studenti e ricercatori. Ora mi auguro che presto si possa anche cominciare a passare alla fase realizzativa». Le proposte progettuali avanzate dagli studenti, con riferimento alla natura, alla vocazione e al paesaggio del parco e del comprensorio in cui è inserito sono quattro:
l’area ingresso e ludo prevede uno skatepark, un’area giochi attrezzata, un viale pedonale con una “piazza cittadina”, infopoint nell’ex casa del direttore.
l’area memoria, con percorsi tematici, punti d’osservazione, visita ad architetture storico-museali, ai giardini storici e agli elementi vegetali dell’architettura del parco.
l’area food immagina un chiosco esterno con l’area consumazione, integrato con attrezzature multifunzionali in un nuovo sistema di disegno dello spazio open air nell’ex padiglione 4.
l’area sport e orti che prevede campi sportivi, spogliatoi e servizi, percorsi della salute e l’area orti e colture.
La progettazione, secondo gli indirizzi dell’Asufc, doveva rispondere a cinque esigenze: valorizzare gli spazi; tutelare il comprensorio; incentivare lo sviluppo attrattivo di fruibilità dell’area da parte della collettività; migliorare i servizi al cittadino e i percorsi di salute; migliorare l’inserimento lavorativo in una logica di convivenza tra Centro di salute mentale, cooperative e le associazioni impegnate nel comprensorio e società civile. Esigenze polifunzionali rimarcate sia dal sindaco di Udine De Toni che dall'assessore Marchiol.
Il lavoro dell’Ateneo
Le proposte rientrano nelle attività del gruppo di ricerca dell’Università di Udine sull’area dell’ex ospedale psichiatrico nell’ambito del progetto interdipartimentale “Energia, sostenibilità dei processi produttivi e resilienza territoriale” (Espert). Il lavoro è condotto da un team con ricercatori dei dipartimenti Politecnico di ingegneria e architettura e di Scienze agroalimentari, ambientali e animali e del dottorato interateneo in Ingegneria civile-ambientale e architettura. La collaborazione con l’Università di Udine, ha sottolineato Caporale, «ha permesso all’Azienda sanitaria di avvalersi delle competenze multidisciplinari degli ambiti dell'architettura e ingegneria oltre che delle scienze della natura. Fermo restando che un intervento di riqualificazione presuppone l’acquisizione di approfonditi elementi di conoscenza dell’area e delle sue potenzialità, la didattica è una opportunità di sperimentazione coerente con i macro obiettivi perseguiti che produce visioni svincolate dal rigore processuale richiesto alle procedure a bando per la progettazione. Le attività svolte con gli studenti, nel loro insieme hanno attivato un importante processo di reciproca formazione e si sono trasformate in occasioni di confronto avanzato oltre che divulgativo, informativo e di partecipazione con il territorio», ha concluso Caporale. «Si tratta di un’opportunità importante di ricerca e sperimentazione per specifiche e qualificate competenze che l’Ateneo ha messo a disposizione di tutta la comunità territoriale. E anche di una fondamentale “palestra scientifica” per i nostri studenti e dottorandi che hanno contribuito a questa attività di progettazione con passione e impegno, che meritano tutto il nostro plauso», ha dichiarato il rettore Roberto Pinton.
Il comprensorio
L’area del parco di Sant’Osvaldo è parte integrante del comprensorio dell’ex ospedle psichiatrico della Provincia di Udine costruito nel 1904 nella periferia sud-ovest del capoluogo friulano. Gli avvicendamenti storici hanno determinato notevoli modificazioni della superficie territoriale occupata. La cittadella storica è costituita da un impianto quadrilatero che occupa circa 6 ettari. Il perimetro del comprensorio è variato da 59 ettari ai 22 attuali dopo la cessione dell’ex colonia agricola all’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” all’Ateneo friulano. Il comprensorio conta una trentina di edifici. Alcuni sono utilizzati dall’Azienda sanitaria, altri sono in uso a enti pubblici, altri ancora in uso a cooperative sociali (residenze assistite, laboratori artigianali e artistici, magazzini, serre, sedi per comunità diurna e un’area sportiva), altri inutilizzati. Il parco confina con l’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” dell’Ateneo friulano, che ha acquistato i terreni che una volta erano parte della colonia agricola dell’ospedale psichiatrico. Negli anni passati, in attesa dell’avvio di un percorso di riqualificazione generale, l’Asufc ha attuato alcuni interventi di manutenzione, recupero e razionalizzazione degli immobili.
La storia
Un insieme apparentemente disordinato di siepi, arbusti e alberi, assieme al rigoroso ordine dei padiglioni raccontano l’avvicendarsi edilizio di un secolo di trasformazioni. Questo articolato complesso edilizio funzionava autonomamente come “una città nella città”. Fu realizzato in un’ampia prateria agricola segnata dalla Roggia e dai “roielli” secondari. Il complesso fu uno fra i diciotto maggiori ospedali psichiatrici in Italia. Un patrimonio architettonico, urbanistico e paesaggistico che è giunto ai giorni nostri inalterato nella sua essenza. Anche dopo la chiusura avvenuta alla fine degli anni Novanta a seguito della Legge Basaglia che comportò la soppressione di tutti gli ospedali psichiatrici. Il comprensorio di Sant’Osvaldo si presenta oggi come un organismo invecchiato, con pochi edifici utilizzati e grandi comparti dismessi che raccontano la storia di oltre un secolo di realtà udinese: un organismo però ancora vivo, affascinante.
Per la responsabile scientifica dei progetti, Christina Conti, che ha coordinato l’incontro «l’aver 'aperto' i temi della ricerca sul comprensorio di Sant'Osvaldo a sperimentazioni didattiche con gli studenti, su invito della Regione e con la richiesta di Azienda sanitaria, è stata una occasione culturale importante per l’acquisizione di idee, spunti e riflessioni coerenti e concrete che, seppur svincolate dal necessario rigore dei processi esecutivi, hanno concorso alla definizione degli elementi di indirizzo di progetto. Per gli studenti – continua Conti – è stato, invece, un modo per sperimentare su un caso di studio concreto le componenti strategiche di rigenerazione, di valorizzazione territoriale, di inclusione nello specifico dei processi di fruizione del cittadino e terapeutici di cura, di sostenibilità ambientale ed economica, e di biodiversità».
Le idee progettuali
Le idee progettuali sono state introdotte dal professor Giovanni La Varra e dal ricercatore Luca Zecchin. A seguire le descrizioni dettagliate da parte di Tommaso Antiga, Martina Di Prisco, Anna Dordolin, Ambra Pecile, Andrea Peraz e Linda Roveredo del corso di dottorato, e Letizia Criscuolo, del corso di laurea magistrale in architettura.