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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Unabomber

Processo Unabomber: "Prove contaminate dai giornalisti"

È ripreso oggi il processo. La prossima udienza è stata fissata per il 9 ottobre

E’ stata fissata per il 9 ottobre, a Trieste, la prossima udienza dopo la riapertura del caso Unabomber, in cui saranno esaminati dieci reperti raccolti dal 2000 al 2007 e che grazie a "tecnologie di ultima generazione" dovrebbero essere in grado di mostrare anche minime tracce di Dna e di materiale biologico, così da riuscire a dare un volto al responsabile. Sono undici gli iscritti nel registro degli indagati, dieci già noti e uno mai comparso finora nell’inchiesta.

Cosa è successo oggi

Oggi il giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti ha conferito l’incarico ai due consulenti che dovranno stilare la nuova perizia: si tratta del comandante del Ris di Parma Giampietro Lago e l’antropologa molecolare forense dell’Università di Firenze Elena Pilli. Le vittime presenti in tribunale I risultati saranno depositati dai consulenti a 90 giorni dall’assegnazione dell’incarico. La riapertura del caso è stata fortemente voluta dalla Procura di Trieste, guidata da Antonio De Nicolo, dal giornalista Marco Maisano e da due vittime del bombarolo del Nordest, Francesca Girardi, ferita a nove anni dall’esplosione di un evidenziatore raccolto sul greto del Piave, e Greta Momesso, che a otto anni è rimasta vittima dell’esplosione di una candela-bomba in una chiesa. I due attentati si erano verificati, rispettivamente, nel 2003 e 2005. Gli avvocati degli imputati, Alessandra Devetag e Leopoldo Da Ros, hanno contestato l’autorizzazione data dalla Procura di Trieste al giornalista Maisano di visionare gli atti. Stando a quanto dichiarato dagli avvocati, Maisano e altri giornalisti avrebbero visto e maneggiato i reperti, per i quali si ipotizzano possibili contaminazioni.Presente in aula la vittima Francesca Girardi che, parlando dell’attentato, ha dichiarato “per me è come se fosse successo ieri e per fortuna, perché questo mi dà la carica per andare avanti con questa battaglia”. “A quel tempo – ha aggiunto Francesca – ero bambina, avevo nove anni, non potevo fare niente. Oggi sono una donna di 28 anni ed è giusto che io sia lì dentro a lottare per questo”. Nella lista degli indagati compare anche Elvo Zornitta, l’ingegnere di Azzano Decimo a lungo  preso in considerazione per i crimini del caso e poi assolto. Così il suo legale, l’avvocato Maurizio Paniz, ha proposto anche un proprio consulente di parte: “Non c’è nulla che non sia già stato valutato dagli inquirenti, con l’assoluta tranquillità che le cose andranno una volta in più a posto”. 

Le lamentele

Prove “tolte dalle buste” e “manipolate”, per cui si ipotizza una “possibile contaminazione”. Lo sostengono gli avvocati difensori degli indagati. Per il procuratore capo Antonio De Nicolo invece si tratta di "reperti assolutamente garantiti". L’avvocato Alessandra Devetag, che difende sei degli 11 soggetti coinvolti, ha fatto sapere di aver chiesto “una integrazione del quesito, che è stata accolta, perché riteniamo che debbano essere repertati anche tutti i dna delle persone con cui sono entrati in contatto questi reperti, o quantomeno quelli di cui siamo certi ci sia stata una possibile contaminazione. Tra questi, i due giornalisti che li hanno estrapolati”. Oltre ai tecnici a cui è stato conferito l’incarico in mattinata, la difesa ha nominato un perito di parte, il professor Paolo Gasparini del dipartimento di genetica dell'ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste. Secondo la Devetag i reperti “sono stati manipolati, aperti, estratti e tolti dalle buste. Ci sono foto di giornalisti che tengono il reperto con la mano e senza guanto”. 

La risposta della Procura

Non è dello stesso avviso il procuratore Antonio De Nicolo che, interpellato a margine dell’udienza, ha risposto sottolineando come le prove “non sono state toccate da nessuno, il giornalista ha toccato soltanto l’involucro esterno. I reperti sono assolutamente garantiti”. Tra gli indagati, oltre ai 10 già noti nell’inchiesta precedente, c’è anche un nuovo nome: l’ingegner Luigi Pilloni, difeso dall’avvocato Leopoldo Da Ros. Secondo il legale, questa iscrizione nel registro degli indagati “è stata fatta in modo sorprendente e sulla base delle dichiarazioni fatte da un soggetto, in cura psichiatrica, che si svela adesso dopo vent’anni, e per di più invoca anche una ricompensa per queste sue dichiarazioni. Il signor Pilloni è tranquillo, non dà nessun peso alle dichiarazioni”.

La prossima udienza

Ottimista l’avvocato Serena Gasperini, che difende Francesca Girardi. “Oggi la tecnologia è avanzata e possiamo sperare che le analisi diano un risultato. E' corretto che i colleghi vogliano ricostruire tutti i passaggi di questi reperti anche perché, se dovessimo avere tutti i risultati, sull’esito non si discuterà più”.

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