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Cronaca

Processo Petrillo, la difesa gioca la carta dei vaccini conservati male

Nel processo in corso a Udine, in cui l'ex assistente sanitaria è accusata di peculato, omissione d'atti d'ufficio e falsità in dichiarazioni per non aver effettuato, tra il  2009 e il 2016, le vaccinazioni obbligatorio a circa 8 mila pazienti, per lo più bambini

Il sistema di conservazione con cui, a Codroipo ma anche a Treviso, venivano stoccati i vaccini non sarebbero stati ottimali e avrebbero potuto causare un degrado e una perdita di efficacia dei sieri. È questa la tesi che si è affacciata oggi, martedì 14 settembre, nel processo a Emanuela Petrillo, la 37enne assistente sanitaria che di fronte al Tribunale di Udine deve rispondere di di  peculato, omissione d'atti d'ufficio e falsità in dichiarazioni per non aver effettuato, tra il  2009 e il 2016, le vaccinazioni obbligatorio a circa 8 mila pazienti, per lo più bambini, durante i suoi anni di servizio alla Asl di Udine, Codroipo e Treviso.

L'ipotesi

L'ipotesi riguardante la cattiva conservazione dei preparati è stata la carta che il legale della donna, l'avvocato Paolo Salandin (la Usl 2 di Treviso si è costituita come parte civile ed è difesa dall'avvocato Fabio Crea), ha provato a giocarsi durante la deposizione di tre testimoni della difesa. Si tratta di una assistente sociale di Codroipo, una collega della Petrillo che prestava servizio a Treviso e una operatrice socio sanitaria che ha lavorato anche nella struttura di assistenza della famiglia Petrillo a Spresiano.

Le deposizioni

Le deposizioni, oltre a sottolineare che i cestini contenenti gli scarti delle iniezioni dove i Nas avrebbero trovato le provette con dentro il vaccino che la 37enne avrebbe gettato senza inocularle nei pazienti sarebbero stati chiusi a fine giornata e che quindi non c'è la prova su chi effettivamente le abbia buttate, concordano sul fatto che i sieri erano conservati in un maniera tale da non garantire la loro conservazione. In particolare l'assistente socio sanitaria, che va detto era comunque una amica della Petrillo, riporta il fatto di essere stata convinta a fare la vaccinazione esavalente dalla ex dipendete del'Usl ma che una volta effettuato il test sul figlio la risposta anticorpale non c'era.
«In realtà - ha spiegato in aula - la Petrillo non solo mi ha fatto cambiare idea sulla bontà della vaccinazione ma mi ha anche spiegato tutto il procedimento. Ricordo che mio figlio presentava un arrossamento della parte in cui era stata fatta l'iniezione e nei giorni successivi aveva avuto anche qualche linea di febbre. Pensavamo tutti che fosse vaccinato, poi gli esami a cui si è sottoposto hanno mostrato che invece non era così. Un particolare che francamente non mi spiego». Il processo è stato aggiornato a ottobre.

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