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Mercoledì, 24 Aprile 2024
diritto allo studio / Centro / Viale Ungheria, 43

Casa dello Studente: si "sveglia" anche la politica locale

Dopo la notizia della possibilità che l'edificio che ospita la Casa dello Studente di Udine possa cambiare destinazione d'uso, le opposizioni in consiglio comunale e regionale hanno sollevato le loro perplessità

Alla notizia (anticipata dal nostro articolo pubblicato ieri, venerdì 22 aprile) che la Casa dello Studente di Udine non ha ancora un futuro certo e che una delle opzioni più probabili sia il cambio di destinazione d'uso a causa dell'impegnativa spesa nel caso di adeguamento sismico, anche la politica regionale e cittadina ha voluto oggi dire la sua, commentando la necessità di un nuovo studentato per Udine.

«Una città senza un sistema adeguato che tuteli il diritto allo studio degli studenti e che la renda pienamente attrattiva per chi proviene da fuori regione o da fuori Paese è una città più povera dal punto di vista culturale ed economico: forse è così che la immaginano il sindaco Fontanini e la regione, visto che in quattro anni da quando sono al governo non hanno saputo dare una risposta alle giuste richieste degli studenti. Siamo in una fase in cui possono arrivare risorse straordinarie considerevoli: se si tratta di un problema di costi, Udine chieda insieme alla regione i finanziamenti del Pnrr per avere una casa dello studente all'altezza del prestigio dell'Università e dei servizi che meritano gli studenti», commenta il consigliere comunale di Progetto Innovare Federico Pirone. Come spiegato nell'articolo di ieri, la questione è estremamente delicata a seguito del cambio della normativa antisismica in relazione proprio ai dormitori e sono in corso le perizie per valutare l'entità della spesa. 

«Gli studenti hanno tutte le ragioni per rivendicare spazi e strutture che in altre realtà universitarie, anche regionali, certo non mancano», fa da eco la consigliera regionale Simona Liguori (Cittadini). «Preoccupa che qualcuno abbia addirittura ipotizzato di riconvertire l’edificio di viale Ungheria per scopi diversi dalla residenzialità universitaria ed è dunque necessario istituire subito un tavolo operativo di confronto attorno al quale far sedere, oltre ai rappresentanti dell'Unione degli universitari di Udine, anche quelli di Ardis (Agenzia regionale per il diritto allo studio del Friuli Venezia Giulia), Regione, Comune di Udine, Università degli studi di Udine e i rappresentanti sindacali della FILLEA CGIL. Non è pensabile che questa spiacevole situazione perduri ancora o, peggio, che l’ateneo friulano perda definitivamente servizi che lo renderebbero sicuramente meno appetibile di altre sedi nelle scelte degli universitari».

Gli studenti e le studentesse di Udine potrebbero però ribattere che è preoccupante che la politica locale si occupi della faccenda solo ora, dopo che sono stati loro - coadiuvati dai media locali - a sollevare la questione. Se è vero, come dice peraltro in una nota la consigliera regionale del Pd Mariagrazia Santoro che «è dal 2017 non esiste più una casa dello studente in centro città», è altrettanto vero che è da quella data che chi fa opposizione in regione e in Comune non si è praticamente mai interessato della vicenda. 

Le perplessità sull'ipotesi riconversione

«A fronte di questa grave mancanza - si legge ancora nella nota diramata da Santoro - il sindaco Fontanini è stato capace solo di proporre una riconversione dello stabile Ardiss, come se fosse la cosa più ovvia e semplice. In realtà oltre a questo errore strategico, la sua amministrazione ha dimostrato in questi quattro anni l'incapacità di programmare un servizio di trasporto pubblico degno di una città universitaria, nonostante dal contratto del Tpl ci siano ancora chilometri di servizio inutilizzati che potrebbero essere rivolti agli studenti. Sui posti letto, infine, Trieste ha molti più posti Ardiss rispetto a Udine, a parità di iscritti, proprio a dimostrazione dell'incapacità dell'amministrazione Fontanini».

La questione della riconversione della destinazione d'uso dello stabile ha suscitato perplessità anche in Massimo Morettuzzo, capogruppo in Regione del Patto per l'Autonomia. «​Già è inammissibile che una città universitaria sia priva da cinque anni di una struttura adeguata in grado di ospitare gli studenti universitari. Apprendere che si sta ipotizzando una sua riconversione per scopi diversi dalla residenzialità universitaria, che ovviamente non sarà a costo zero, ha persino dell'incredibile». L'indisponibilità della Casa dello studente di viale Ungheria, evidenzia la nota del Patto per l'Autonomia, «la rende anche meno appetibile a chi, potenzialmente, è interessato a iscriversi. Senza dimenticare lo spreco di denaro pubblico utilizzato per ristrutturare in tempi recenti l'immobile, ora chiuso, con la prospettiva di nuovi investimenti finalizzati a un suo diverso impiego e con la necessità di individuare soluzioni nuove per gli studenti».

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