"Paglialonga non era sul luogo del delitto": parla l'avvocato dell'indagato
A fare questa affermazione Piergiorgio Bertoli, che difende l'uomo accusato dell'omicidio di Lauretta Toffoli. "La notte del delitto le forze dell'ordine non hanno trovato il mio assistito in casa", resta da chiarire se il braccialetto dei domiciliari sia stato manomesso prima o dopo l'ora della morte
Parla l'avvocato Piergiorgio Bertoli, difensore di Vincenzo Paglialonga, unico indagato nell'omicidio di Lauretta Toffoli, affermando come le forze dell'ordine non abbiano trovato il suo assistito in casa la notte del delitto. Resta da capire se il braccialetto elettronico dei domiciliari sia stato manomesso prima o dopo l'ora della morte della donna."Prima di tutto confermo che il Paglialonga non era in casa nella notte tra venerdì e sabato - dice l'avvocato - Le forze dell'ordine mi devono quindi spiegare come possa aver commesso un omicidio se non era sul luogo del delitto, ma questo lo vedremo più avanti”. Più complessa la questione del braccialetto elettronico per i domiciliari che il sospettato aveva addosso. Da un punto di vista tecnico quando il dispositivo viene staccato parte un allarme. Per cui le forze dell’ordine sanno precisamente quando il braccialetto del Paglialonga è stato manomesso. Si tratta di verificare se sia stato prima o dopo l’omicidio. Secondo il medico legale Lauretta sarebbe morta tra l'una e le due di notte. Prosegue il legale di Paglialonga: "Se è stato staccato dopo l'omicidio difficilmente Vincenzo Paglialonga potrebbe essere responsabile del fatto. Questo è un aspetto decisivo su cui ancora non ho nessuna informazione. Fino ad ora non ho potuto verificare nessun documento, da parte delle forze dell’ordine, spero di poterlo fare nelle prossime ore". Intanto è stata fissata per domani in tarda mattinata l’udienza di convalida del fermo.
Lo stato di salute del sospettato
Vincenzo Paglialonga, il vicino di casa fermato per l’omicidio di Lauretta Toffoli, soffre di una gravissima patologia a carico del fegato: una cirrosi esotossica causata dall’abuso di sostanze alcoliche. L’uomo starebbe seguendo una terapia per controllare i livelli di ammonio nel corpo. Secondo il suo avvocato sono due giorni che non assume questi farmaci: se i livelli di ammonio superano un certo limite provocano scompensi, perdita di lucidità e confusione mentale. “Il mio assistito non è presente a sé stesso – afferma Bertoli - non ha risposto al magistrato nella notte tra sabato e domenica avvalendosi della facoltà di non rispondere perché non era in grado di capire cosa stesse succedendo, di cosa stessimo parlando. Nei giorni di sabato e domenica, essendo in questura a disposizione degli inquirenti, non ha assunto queste medicine. Non sono un dottore ma il fatto che non abbia seguito la terapia ha provocato in lui uno stato confusionale tale che nemmeno io sono riuscito a parlarci, è completamente sfasato”. E aggiunge “Quando ho lasciato il mio assistito ieri verso le 4, il medico del carcere si è impegnato a far sì che al Paglialonga vengano somministrate le medicine necessarie. Comunque ci vorranno alcuni giorni perché ritorni lucido e riacquisti un equilibrio per poter quanto meno parlare con lui”.