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Cronaca Grimacco

Addio a Ulay, amore di Marina Abramovic che a Topolò mise l'arte a difesa della natura

Ulay, Uwe Laysiepen, è stato uno dei nomi più importanti della body art degli anni '70-'80. Nel 2000 ha scelto Topolò come luogo privilegiato per la sua arte al servizio della natura

Si è spento a Lubiana all'età di 76 anni l'artista tedesco Ulay, uno dei nomi più importanti della body art degli anni '70-'80, che nel 2000 scelse Topolò come luogo privilegiato per i suoi interventi in Italia. Dopo una prima performance nel 2000, Ulay riaprì nel 2010 l'Earth Water Institute of Topolò, un centro per raccogliere progetti in difesa delle acque e delle sorgenti, tema dominante della sua opera artistica negli ultimi anni. 

Ulay, grande amico della nostra terra e della rassegna di Topolò, è stato per anni anche il grande amore dell'artista di Belgrado Marina Abramovic.

Amava Topolò, Topolò lo amava

Ulay è stato un grande artista, impegnato nella diffusione dell'arte in quante più forme e in quanti più luoghi possibili, ma è stato anche un uomo impegnato. Fu il suo interesse per la salvaguardia dell'acqua che lo legò in modo indelebile a Topolò, dove da anni si svolge un laboratorio unico al mondo, una manifestazione dove arte e natura si fondono, dando origine a un sentire che ha senso solo in luoghi di frontiera come questi. A ricordarlo sono le parole commosse di Moreno Miorelli, direttore della rassegna e, negli anni, diventato amico di Ulay.

Ulay giunse a Topolò per la prima volta nel 2000, tramite l'Ambasciata d'Olanda di Topolò (all'epoca viveva ad Amsterdam). La cosa che ci colpì subito è stata la sua grande disponibilità, ricordo che dopo un giro per il paese si tirò su le maniche per montare insieme a me, chiodi e martello, l'installazione di un artista americano del quale avevamo il materiale ma che aveva perso l'aereo. E indimenticabile fu vedere la grande emozione, il tremito che l'accompagnava, durante lo svolgersi del suo intervento che coinvolgeva cinque abitanti di Topolò. Da quel giorno abbiamo sempre tenuto i contatti, resi più facili dal suo trasferimento a Lubiana con la compagna Lena Pislak. È ritornato a Topolò in periodi extra-Stazione, "ufficialmente" anche nel 2010 per inaugurare l'Earth Water Institute of Topolò, dedicato al suo interesse per la salvaguardia delle acque. Ne seguì una performance che portò moltissime persone "in processione" nel bosco, seguendolo come si segue un rabdomante che conduce alla sorgente. E di sorgente si trattava, segnalatali da Alfonso Trusgnach, un abitante che gli consigliò quella fonte. Era un piacere ascoltare i retroscena delle sue performance più celebri, quelle realizzate con Marina Abramovic, il suo aver abbandonato un mondo che rischiava di perdere la ricerca interiore per diventare spettacolo: "L'arte senza etica è solo cosmetica", diceva. E il suo grande interesse per tutto ciò che presentavamo. Doveva ritornare l'anno seguente ma proprio il giorno prima del suo arrivo con una telefonata, a voce rotta, mi comunicava che non riusciva più a reggersi in piedi, quasi improvvisamente. Pochi giorni dopo, il verdetto del tumore al sangue contro il quale lottò e che trasformò in ricerca su stesso, ancora, facendosi seguire nei luoghi dove aveva vissuto, per un ultimo saluto, dal regista sloveno Damjan Kozole. Gli episodi che mi vengono alla mente sono molti ma in particolare ricordo come sulla terrazza di casa mia, un giorno, mi raccontasse di un indimenticabile viaggio in Sardegna fatto per testare delle pellicole Polaroid, ditta per la quale lavorava. E l'affetto che lo legava a un giovane sardo, speleologo, che lo accompagnò per tutto il periodo del viaggio facendogli da guida e del quale perse le notizie. Con me, sulla terrazza, c'era un amico sardo, un musicista, trasferitosi da alcuni anni nelle Valli. Domanda dopo domanda scoprimmo che Ulay stava parlando di suo padre.
Stavo per scrivergli ed invitarlo per la prossima edizione della Stazione: 2000 - 2010 - 2020... Voglio ricordare, ancora, la sua straordinaria generosità, il suo agire disinteressato, la sua vicinanza come amico nel momento del bisogno. Una persona meravigliosa.

Una foto di Ulay con Alfonso Trusgnach, l'uomo di Topolò che lo guidava alla ricerca delle fonti.

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