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Cronaca

Cerno: "Gervasutti il più grande, il suo stile non c'è più"

Il senatore del Pd, tra i successori del giornalista scomparso, ne ricorda figura. "Fu lui che riuscì a capire che il giornale locale doveva avere la politica nazionale in prima pagina"

“Sergio Gervasutti veniva dopo un gigante come Vittorino Meloni e fece vendere il giornale molto più di lui. Vanno ricordati assieme. Forse fu davvero il più grande”. E’ così che Tommaso Cerno, ora senatore del Partito democratico, ma in passato tra gli eredi di Gervasutti come direttore del Messaggero Veneto, ricorda il giornalista scomparso. Cerno, interpellato da UdineToday, si lascia andare ai ricordi e agli attestati di stima. “Quando nel 2014 diventai direttore trovai in ufficio una lettera sulla scrivania, scritta a mano da Gervasutti. Si dimetteva dalla rubrica delle lettere perché gli era stata affidata dal mio predecessore. Io lo chiamai e gli dissi che se fosse andato via non avrei accettato la direzione. Poi avemmo un rapporto per tutta la mia direzione. Due volte mi capitò di avere dei problemi con la prima pagina e in entrambe le occasioni chiamai lui. Non accettò di darmi l’opinione richiesta e così feci comunque di testa mia”.

La convinzione di Cerno è che Gervasutti sia stato dirimente per la storia del giornale friulano. “Ha inventato le cose che ancora oggi caratterizzano il giornale, come il dorso centrale delle cronache, le locandine delle cronache. Fu lui che riuscì – e io cercai di imitarlo, con molta meno capacità – a capire che il giornale locale doveva avere la politica nazionale in prima pagina. Comprese che non dovevi raccontare cosa succedeva fuori ai friulani, ma dovevi raccontare a quelli di fuori quanta rabbia, incazzatura e odio avevano i friulani per quello che capitava. Fu l’inventore del giornale bandiera. E’ il grande direttore irrisolto del Messaggero. Uno è Meloni e l’altro sono tutti quelli dopo Gervasutti. E’ come l’essere dimenticato, ma fu enorme per spessore e capacità”.

Cosa rimane oggi del marchio impresso da Gervasutti? “Oggi è certo che il rapporto del Messaggero con il Friuli di oggi non interpreta lo stile di Gervasutti. E’ vero che il Friuli ha bisogno di una comunicazione rassicurante, che affermi la sua esistenza. Questo viene fatto benissimo. Però c’è anche bisogno di un suono, di qualcosa che è stato cancellato. Ma non per le sinergie editoriali. Il problema è che il giornale racconta solo un piccolo pezzo di quello che i friulani vivono tutti i giorni. Lo stile Gervasutti portava il Friuli dentro l’Italia, come fece con la strage di Natale. Raccontò al Paese una ferita, non che era successo qualcosa di importante. La conseguenza fu che il capo della Polizia arrivò in aereo e si mise davanti al negozio di viale Ungheria. E stiamo parlando di un’indagine ancora aperta. Negli ultimi anni non ho letto nessuna inchiesta, dello stesso giornale, su come mai sia così. Perché?”.


 

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