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La Cavarzerani "scoppia": due persone costrette a dormire per strada sotto il temporale

L'episodio ieri sera, a Udine: due uomini del Bangladesh sono stati "rimbalzati" tra Questura e Prefettura nonostante la loro volontà di essere identificati. Una tenda e due sacchi a pelo sono stati forniti da due volontarie di Ospiti in arrivo

Una situazione al limite, come sette anni fa ma con l’aggravante del tempo trascorso peggio che inutilmente. La rotta balcanica è aperta, le persone continuano a fare migliaia di chilometri varcando confini (il più delle volte in circostanze disperate) nella speranza di trovare condizioni di vita migliore e una volta in Italia, il muro più grande – oltre a quello dell’umanità sempre più sbiadita – è la burocrazia. Da diversi giorni le persone richiedenti asilo non entrano più nell'ex caserma Cavarzerani. Il limite di 300 persone è da settimane ben oltre: in questi giorni, nel centro di accoglienza di via Cividale le persone accolte sono quasi 900, in condizioni certamente migliori di quelle dei primi anni, ma pur sempre fatiscenti. E chi arriva in queste ore, oltre alla disperazione e al maltempo, trova anche le porte chiuse. Come i due uomini classe 1990 e 1991 che ieri sera, partiti chissà quanti mesi fa dal Bangladesh, si sono ritrovati nel piazzale di fronte all’ex caserma, sotto la pioggia, con la volontà non realizzata (nemmeno quella!) di farsi identificare per dare avvio a un iter comunque tortuoso e spesso fallimentare. “Se ci è stato dato quest'ordine, noi non possiamo farci niente”, ci dicono dalla Cavarzerani, confermando che no, nell’ex caserma non entra più nessuno. Ed essendo stato smantellato il sistema di accoglienza diffuso, chi arriva non ha altra soluzione che stare per strada. Qualsiasi condizione meteorologica, medica e sociale ci sia. 

Il fatto

A segnalare la presenza di questi due giovani uomini in difficoltà sono stati altri ospiti del centro di via Cividale. L’ordine della Prefettura di non accogliere più ha però creato un cortocircuito che, al momento, non è stato risolto se non con un invito consegnato dalle forze dell’ordine ai due migranti a presentarsi lunedì mattina in Questura, per procedere con un’identificazione. Ad intervenire per facilitare l’identificazione necessaria e obbligatoria sono state alcune persone volontarie dell'associazione Ospiti in arrivo. Giunte davanti alla Cavarzerani, le volontarie che si sono messe a disposizione per aiutare hanno chiamato la Questura che ha però rimbalzato la questione alla Prefettura. Dopo un rimpallo tra istituzioni, che ha comportato anche diversi infruttuosi spostamenti in città sotto il temporale, sono stati fatti intervenire i carabinieri con i quali i due giovani bengalesi sono stati ricondotti nell’ex caserma per l’identificazione. Tornati alla Cavarzerani i due si sono sentiti ribadire, davanti all’incredulità dei militari dell’Arma, che non sarebbero stati comunque accolti. Dopo la prima identificazione, avvenuta grazie all’intervento del mediatore culturale, ai due migranti è stato consegnato un foglio in cui loro dichiarano di voler richiedere asilo. Dopo la fotosegnalazione, i carabinieri non hanno potuto far altro che “riconsegnare” i due giovani alle persone che volontariamente si sono messe a disposizione per aiutare e che, nel frattempo, avevano rimediato alcuni sacchi a pelo e una tenda. Dopo anni, dunque, la situazione è ancora questa, con persone costrette a dormire per strada e ad aspettare, nonostante la loro esplicita volontà, di essere messe in regola dal medesimo sistema che li fa essere “fuori legge”.

La sistemazione di fortuna dove i due uomini bengalesi hanno dormito la scorsa notte, per strada, a Udine

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