rotate-mobile
Cronaca

Ad un salto dalla gloria, Massimo Di Giorgio e le Olimpiadi negate di Mosca

La storia dell'atleta udinese, specialista e primatista nel salto in alto, fra i favoriti per la competizione moscovita. Una pagina poco conosciuta, messa quasi in disparte. Siamo ai tempi di Breznev, Carter, Pertini e del boicottaggio dei Giochi olimpici russi

La guerra fredda e l'indecisione italica

1980. Il 21 marzo si avvia un nuovo capitolo della guerra fredda iniziata una trentina di anni prima e destinata a durare altri 10 anni. Il presidente Jimmy Carter annuncia il boicottaggio delle Olimpiadi russe da parte degli Stati Uniti d'America in segno di protesta contro l'invasione dell'Unione Sovietica in Afghanistan del dicembre del '79. E lo fa chiedendo agli alleati del blocco Atlantico di allinearsi alla sua decisione, ricevendo ben 65 adesioni. Acconsentono fra gli altri Cina, Canada, Germania Ovest, Giappone, Norvegia, Kenia e il blocco delle nazioni arabe. Non partecipano, invece,Gran Bretagna, Francia, Spagna, blocco dell'est e Sud Africa. 

L'Italia del premier Cossiga e del ministro della difesa Lagorio né accetta né rifiuta la proposta americana. Tentenna. Decide solamente di attendere gli sviluppi e di captare gli umori. Poco dopo l'annuncio di Carter, i 48 atleti militari italiani (la Polizia all'epoca faceva parte dell'Esercito e dipendeva dal Ministero della Difesa), temendo il peggio, chiedono un incontro urgente a Franco Carraro, presidente del Comitato olimpico. A Mirano, però, vengono ricevuti solamente dal suo segretario, Mario Pescante, che li tranquillizza rassicurando che le intenzioni dello Stato sono comunque quelle di partecipare ai Giochi. 

Il record e il ritiro della squadra militare

I mesi passano e nessuna decisione viene comunicata, fino a quando si arriva a pochissime settimane dalla cerimonia di apertura fissata al 19 luglio. Esattamente il 3 luglio, il ministro della difesa italiano, Lelio Lagorio, invia un dispaccio al Comitato olimpionico in cui si comunica la decisione assunta dalla nazione: l'Italia avrebbe aderito al boicottaggio degli alleati, ma non integralmente. Gli atleti civili avrebbero potuto parteciparvi solamente a titolo personale: senza inno, bandiera e capo delegazione. Gli atleti militari, invece, sarebbero stati ritirati dalla competizione e costretti a rimanere all'interno dei confini nazionionali per motivi di sicurezza.

La stessa sera Di Giorgio fissa l'ennesimo record italiano: 2 metri e 29 centimetri. Nell'impianto sportivo, mentre il friulano si asciuga ancora il sudore, entra il generale responsabile degli atleti militari. Non per congratularsi, ma per chiedergli - senza ben motivare la richiesta - di consegnargli il passaporto. Solamente il giorno dopo viene resa pubblica la notizia del boicottaggio italiano al pubblico e agli stessi sportivi. A Di Giorgio e agli altri 46 atleti - molti dei quali promettenti e favoriti al podio- inizia a crollare il mondo addosso. E' la fine di un sogno. Inutili anche le paventate dimissioni dal corpo di Polizia; il proscioglimento sarebbe stato accettato solamente al termine dei giochi olimpionici. I 46 ragazzi capiscono immediatamente che loro sono le vittime sacrificali che la Repubblica italiana ha adottato per salvare la faccia davanti all'alleato Carter. 

L'ingiustizia

Massimo Di Giorgio-23 agosto 1980, chiusura dei Giochi di Mosca. Sono 15 in totale le medaglie che vincono gli atleti italiani sotto il drappo della bandiera dei Giochi olimpici, 8 quelle d'oro. Fra queste quella storica di Pietro Mennea nei 200 metri, di Sara Simeoni nel salto in alto, di Maurizio Damilano nella marcia, di Vincenzo Maenza nella lotta greco romana e di Ezio Gamba nel judo (Gamba era stato l'unico militare a lasciare per tempo il corpo non credendo alle parole di Pescante riferite qualche mese prima). Ma, all'arrivo della delegazione degli atleti a Roma, succede una cosa inaspettata: lo stimato presidente Pertini li invita a salire al Quirinale e li premia con l'onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Dall'altra parte dell'oceano Atlantico Carter, a Washington, fa una cosa simile e conferisce a tutti gli atleti preconvocati rimasti in America una medaglia al merito. 

La protesta in divisa sotto al Quirinale

Dopo questo gesto di " vera ingiustizia", Di Giorgio inizia a bollire e a schiumare di rabbia: “Quegli atleti sono andati alle Olimpiadi rappresentando loro stessi, non la nazione” pensa e ripensa. Così si fionda da Padova, dove era di stanza, a Roma e, insieme al nuotatore e collega poliziotto Marcello Guarducci, si presenta in divisa davanti al Quirinale chiedendo di essere ricevuto da Pertini e pretendendo spiegazioni su quell'onorificenza. Poco dopo i due vengono raggiunti  dal generale del gruppo sportivo che li allontana ordinandogli di salire a bordo della sua macchina, prima che la situazione possa degenerare. Nessuna medaglia per loro, né sportiva né di Stato. Non una una pacca sulla spalla, né alcun indennizzo per ripagarli delle spese sostenute. Rimane solo l'amaro in bocca e il rammarico di dover aspettare altri 4 anni per potersi rifare. Pochi mesi dopo, Di Giorgio lascia la Polizia. Non può convivere con quel ricordo, la divisa e quel senso di ingiustizia di Stato. 

L'asticella caduta per sempre

Nel 1981 Massimo, dopo gli sforzi intrapresi per Mosca, di allena e gareggia per altri due anni, beneficiando degli allenamenti dell'anno precedente. Ma oramai si ritrova senza il fuoco negli occhi, senza stimoli e con pochi soldi. Non allenandosi con assiduità e dovendo lavorare in un'attività commerciale, aveva poco tempo per seguire la preparazione e dedicarsi a quello sport così dispendioso, sia fisicamente che economicamente. Ciononostante raggiunge a Roma e Zagabria la barriera dei 2.30, primo italiano ad arrivarci, e riesce a vincere una medaglia di bronzo ai Campionati europei di Budapest del 1983. In breve tempo, però, arrivano gli infortuni e un'operazione al tendine rotuleo. L'olimpiade di Los Angels del 1984 è oramai un miraggio, ma in realtà non ci aveva mai sperato. Nel 1987, dopo diverse gare disputate senza allenamenti, Massimo si ritira definitivamente e decide di cambia vita per sempre. TORNA INDIETRO

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ad un salto dalla gloria, Massimo Di Giorgio e le Olimpiadi negate di Mosca

UdineToday è in caricamento