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Cronaca

Ad un salto dalla gloria, Massimo Di Giorgio e le Olimpiadi negate di Mosca

La storia dell'atleta udinese, specialista e primatista nel salto in alto, fra i favoriti per la competizione moscovita. Una pagina poco conosciuta, messa quasi in disparte. Siamo ai tempi di Breznev, Carter, Pertini e del boicottaggio dei Giochi olimpici russi

Udine, 1974. Il 16enne Massimo Di Giorgio, classe '58, sta tornando a casa dal lavoro. Osservato da lontano dall'allenatore Lucio Bloccardi, viene richiamato a raggiungerlo. La voce arriva da un campo che affianca il tragitto. L'altezza e il fisico di Massimo, nuotatore provetto, incuriosiscono troppo Bloccardi che lo invita - quasi per gioco - a fare alcuni test atletici con lui. Anche se in tuta da lavoro, il ragazzo se la cava egregiamente. Pochi giorni dopo inizia così, con regolarità, a partecipare alle sue sedute di allenamento. E' l'inizio del prodigioso percorso nell'atletica leggera italiana di Di Giorgio. Una parabola con una curva alta ma breve, che gli farà vivere circa 8 anni di atletica ad alti livelli, fra successi, sacrifici, sogni infranti e infortuni. 

Prima delusione

1975. Dopo solo un anno di allenamenti, l'allenatore Bloccardi si rende conto del talento che ha scovato e decide di rispedirlo a scuola. A 17 anni Di Giorgio salta già 2 metri e 17 centimetri diventando recordman italiano fra gli allievi con la miglior prestazione mondiale nella sua categoria. Il friulano è secondo in tutta Italia per risultati e i suoi numeri danno di diritto il lascipassare per le prestigiose Olimpiadi di Montréal del 1976 in Canada. Di Giorgio, però, è troppo giovane e la Federazione di atletica leggera, insieme al Comitato olimpico, decide di lasciare il pass a qualche altro saltatore, meno promettente ma più esperto. Meglio aspettare che bruciare quella giovane promessa friulana.

Sempre più in alto con lo stile Fosbury

Massimo Di Giorgio-31976-1977. Nel successivo biennio Di Giorgio riesce a migliorare, ma solo di un centimetro, il suo record personale: 2 metri e 18 centimetri. E' comunque una delle migliori prestazioni realizzate nella Penisola. Poco dopo, viene assunto nel corpo sportivo militare della Polizia di Stato. 

1979. E' l'anno della svolta e della maturazione fisica. Di Giorgio alza l'asticella. Prima supera i 2.25 centimetri, poi i 2.26 e infine i 2.27. E' fra i dieci saltatori più forti del mondo, uno dei favoriti per l'Olimpiade che si sarebbe disputata l'anno seguente a Mosca. Massimo inizia a seguire degli allenamenti più specifici. Fra sacrifici economici e ore di allenamento vola da San Diego a Santo Domingo alla ricerca delle temperature migliori per tenere in attività i muscoli. Investe tutto quello che ha per i cerchi olimpici, tutti i soldi dei suoi stipendi e i guadagni derivanti dallo sponsor tecnico. Per chi proviene da una famiglia onesta ma modesta come la sua (finite le medie aveva lasciato gli studi per aiutare i genitori a tirare avanti), significa investire tutto se stesso: è un'ipoteca sui sogni, su un'asticella che sa di poter superare.  CONTINUA A LEGGERE

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