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Cronaca Centro / Piazza I Maggio

Anche a Udine si manifesta contro la chiusura prolungata: «Ci vuole più coraggio»

Una cinquantina di persone si è ritrovata nella mattina di oggi, 9 maggio, in piazza Primo Maggio per manifestare contro le scelte del Governo e della Regione

"Chiediamo più coraggio", questa la frase che sintetizza la manifestazione della mattinata di oggi, 9 maggio, in piazza Primo Maggio, che ha visto partecipare una cinquantina di persone e che è stata organizzata dal "popolo dei trattori". L'obiettivo? La richiesta di una riapertura immediata per tutti i commercianti ancora costretti a restare chiusi.

Ritorno alla normalità

La manifestazione prende seguito la protesta che ha visto protagonisti a Tolmezzo baristi e commercianti esasperati dalla chiusura prolungata dettata dal decreto ministeriale. Quello che anche stamattina si è chiesto alla Regione e al Governo, è un ritorno alla normalità economica, per tutta le filiera. Una delle persone che ha appoggiato il flash mob, ha infatti ricordato che "questo è importante per poter vendere il prodotto. Tutto si sta accalcando, dalla carne alla frutta. È tutto bloccato, anche perché molti commercianti continuano a restare chiusi".

Chiudere tutto

"Se si deve continuare così, meglio allora chiudere tutto, rinunciare a tutto, in questo modo non c'è dignità e l'essenzialità non fa economia", dichiarano i presenti. Si ricorda quello che è successo alle aziende, mai più riaperte dopo la scia del 2010-2013, sulla strada da Tricesimo a Gemona, chiuse per la crisi economica del 2008. Ma anche il bar Beethoven di piazza Primo Maggio, messo in vendita da poco dalla proprietaria a causa della crisi innescata dalla pandemia. "Ho già sentito di altre piccole aziende (moltissime nella nostra regione) che non sanno se riusciranno a restare aperte perché non possono pagare l'affitto. Si tratta di una sconfitta per tutti".

"Coraggio"

La ricetta per poter uscire da questa situazione? "Ci vuole un po' di coraggio nella consapevolezza del rischio di questo virus, che comunque si è attenuato a fine apile". Non solo bar, ristoranti e negozi rischiano la chiusura, ma "rischiamo di vedere molti ombrelloni chiusi a Lignano. Sì alla responsabilità e al distanziamento sociale", ma ora il mondo produttivo chiede di più al mondo della politica. "Se rinunciamo a metà di quello che avevamo prima, abbiamo rinunciato a tutto. I costi saranno enormi, e con la metà degli introiti, sarà difficile sopravvivere. Chi decide, deve toccare con mano la realtà".

Altri stati

Le osservazioni, poi, si espandono agli altri Stati nostri vicini. "Slovenia, Austria, Svizzera, Germania, tutti quanti hanno dato direttive simili alle nostre, ma molto più semplici". E presto ci si chiede, "Se gli altri hanno già riaperto, perché noi no? C'è troppa differenza, ma il virus è lo stesso". Con queste prospettive, "ci sarà maggiore isolamento sociale e la situazione sarà drammatica". Uno sguardo, poi, va al futuro. "L'italia del domani? Sarà isolata. Chi verrebbe a visitare il Colosseo dovendo seguire regole così ferree non presenti nei loro stati? Chi vorrebbe mai passeggiare per Verona con una mascherina addosso?".

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