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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Grave carenza di infermieri in tutto il territorio della provincia di Udine

Ad affermarlo è Sabrina Spangaro, appena confermata alla presidenza del Collegio degli Infermieri. Necessario un rafforzamento dell'organico, pena la mancata tutela della salute dei cittadini

Sabrina Spangaro è appena stata riconfermata alla presidenza del Collegio degli Infermieri (Ipasvi) di Udine a cui sono iscritti quasi 4.000 professionisti. Durerà in carica tre anni. L'abbiamo incontrata per fare il punto sulla situazione della categoria.

Quali sono gli obiettivi su cui il nuovo Consiglio si sente maggiormente impegnato?

Ci riserveremo di far conoscere il nostro organo di rappresentanza, impegnandoci nel riportare con forza al centro della comunità, l’assistenza infermieristica che significa tutela per il cittadino e garanzia per la  funzionalità del sistema salute. Il Collegio Ipasvi di Udine sente l’esigenza di ribadire con convinzione, in tutte le sedi, l’importanza e l’urgenza di ottimizzare molto di più l’assistere le persone e valorizzare le competenze degli infermieri. Contrariamente, si assiste già da qualche tempo a scelte di politica sanitaria che mirano spesso alla compressione ed erosione della professione infermieristica riducendo gli organici. La professione negli ultimi anni, peraltro, ha ottenuto in ambito formativo clinico e gestionale, teoriche posizioni cercate da decenni, ma c’è il bisogno di affermare e consolidare i nostri ruoli nei contesti veri di vita lavorativa.
 

In regione, gli infermieri impegnati in sanità sono sufficienti o c’è carenza?

Gli infermieri sono impegnati sia nelle strutture ospedaliere che sul territorio. Entrambi gli ambiti manifestano una reale carenza, data dagli innumerevoli problemi concreti che gli infermieri affrontano nella quotidianità: l’incremento di patologie spesso invalidanti, patologie croniche emergenti, invecchiamento della popolazione, cronicità, disabilità. Tutte queste peculiarità, mettono nella condizione di rivedere il modello d’esercizio della professione, il come garantire un’assistenza che soddisfi una riconsiderazione dei bisogni emergenti di salute e garantisca una qualità di vita accettabile per i cittadini. Se per la politica della nostra Regione, vogliamo un’assistenza che soddisfi questi “nuovi bisogni” o necessità e sia qualitativamente accettabile, non possiamo pensare di rimanere in costante carenza di organici infermieristici.
 

Qual è la situazione all’Ospedale di Udine “Santa Maria della Misericordia” ?

La situazione della provincia udinese e, nella fattispecie, della città di Udine è drammatica. L’invecchiamento della popolazione infermieristica, il turn over che non viene garantito a parità di bilancio della Aziende, quindi di fatto una netta e importante contrazione delle assunzioni, porteranno a rivedere mio malgrado, l’attività assistenziale, ottimizzando alcuni percorsi, attribuendo alcune attività ad altre figure e concentrandosi solo su attività esclusive della professione infermieristica.
 

Può indicare due priorità per la sanità regionale del 2012?

La prima. Si parla molto di riforma sanitaria. Prima di parlare del contenitore, io parlerei del contenuto, ovvero quale sanità per i cittadini del Fvg? Quali obiettivi di salute vogliamo garantire ai cittadini? O quali obiettivi di salute vogliamo raggiungere per i cittadini? Saranno presi in considerazione i bisogni reali di salute o si dirà ai cittadini che alcuni obiettivi/interventi di salute, il sistema sanitario regionale non sarà più in grado di farsene carico per cui si incentiverà la sanità privata?
La seconda. Valorizzare di più la territorialità, valorizzando la professione infermieristica confermando il ruolo dei professionisti come indispensabili esperti nelle istituzioni del sistema sanitario, sviluppando ulteriori competenze per gli infermieri nell’assistenza diretta, nelle funzioni assistenziali cliniche e specialistiche e nelle funzioni di coordinamento e gestione di risorse. Abbiamo già modelli esistenti che ricalcano questa strada con buoni risultati, quindi, perché non replicare tali esperienze di ruolo attivo nella gestione dei servizi assistenziali?

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