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Malata oncologica "parcheggiata" in pronto soccorso per 8 ore senza cure, il direttore: "Sistema è in crisi"

Vittima della situazione una signora di 61 anni di Tarcento. Portata in ospedale con l'ambulanza, è stata costretta a tornare a casa senza essere visitata. Mario Calci: "Ci sono sempre più casi appropriati a cui non si riesce a dare supporto"

Otto ore al pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia senza essere presa in cura, nonostante il tumore in essere. È accaduto in questi giorni alla madre di una nostra lettrice, che ci ha segnalato la vicenda. La paziente oncologica ha 61 anni ed è rimasta per tutto il tempo al punto di primo intervento, distesa su una barella, in attesa di essere visitata senza poi trovare conforto. Una paziente fragile, debilitata perché sta seguendo un ciclo di chemioterapia e che, in quel momento, aveva la pressione alle stelle. Come se non bastasse una diagnosi di una Tac fatta qualche giorno prima evidenziava una trombosi all'aorta addominale. Un quadro clinico complesso, che secondo la figlia avrebbe dovuto "agevolare la presa in carico della paziente". La donna, invece, si è ritrovata "parcheggiata" senza che nessuno si sincerasse delle sue effettive condizioni di salute.

I fatti

La signora è in cura per un carcinoma peritoneale e sta sostenendo l'ottavo ciclo di chemioterapia. A causa di dolori addominali molto forti è stata ricoverata nel reparto di oncologia dell'ospedale di Udine da venerdì 20 a martedì 24 gennaio. Durante la degenza le sono stati somministrati diversi farmaci ed è stata dimessa con una cura orale da seguire a casa. Nei giorni successivi, nello specifico il 26 gennaio, la donna è stata sottoposta anche a una Tac di controllo dalla quale si è scoperto che ha una piccola trombosi all'aorta addominale. Successivamente la situazione è peggiorata tanto che ieri sera, lunedì 30 gennaio, la donna ha deciso di chiamare i soccorsi perché non riusciva più a camminare a causa dei dolori e della pressione molto alta. Le figlie, che non erano in città quel momento, non hanno potuto fare molto. L'ambulanza è arrivata al domicilio della signora e l'equipe di soccorso, valutate le sue condizioni, ha deciso di portarla immediatamente in ospedale. Qui è arrivata, secondo la cartella clinica, alle 19 e 28.

Bandiera bianca

"C'erano forse due medici di turno, almeno così è sembrato a mia madre – ci racconta una delle figlie –, ma nessuno l'ha visitata. Né quando è arrivata né successivamente. Nel frattempo da casa controllavo l'andamento delle presenze in pronto soccorso, per rendermi conto di quale fosse la situazione. C'erano cinquanta persone in tutto". Sono passate le ore, ma nessuno si è occupato della donna, che è rimasta inerme, in preda ai dolori, su una barella in un angolo. "Con tutto il rispetto per gli altri pazienti, mia madre è una donna fragile, provata dalla malattia, in piena chemioterapia attiva, dimessa dall'ospedale solo pochi giorni prima e con una diagnosi di trombosi all'addome. Possibile che nessuno si sia preoccupato di visitarla, di darle almeno un'occhiata? Di capire cosa avesse? Di come stava? – afferma molto arrabbiata la figlia. Tali sono le condizioni di disagio che la donna, stremata dall'attesa, ha deciso di andarsene senza aver visto nemmeno un infermiere. Verso le 3 e 30 ha comunicato le sue intenzioni e, con grande sforzo e fatica, è ritornata nella sua abitazione.

La beffa

"Dalla cartella clinica di mia madre caricata su Sesamo c'è scritto che alle 3 e 36 una dottoressa avrebbe voluto visitarla, ma lei se n'era già andata. Di sicuro, non diamo la colpa ai medici del pronto soccorso, che stanno certamente cercando di lavorare al meglio delle loro possibilità ma se manca personale non possono certo fare i miracoli. Ormai la situazione è degenerata e mi chiedo come si possa correre ai ripari il più presto possibile. Perché non accada più a nessuno una cosa del genere" conclude la figlia della signora

Il direttore del pronto soccorso

"Sono dispiaciuto per quanto capitato alla signora – commenta il dottor Mario Calci, direttore del pronto soccorso –, ma quanto si è verificato è sintomo di un problema reale. La struttura è in difficoltà a far fronte a tutte le richieste dei cittadini che si presentano in ospedale. A fronte di alcuni accessi impropri, che potrebbero essere risolti in altro modo ma che ci creano comunque problemi di gestione del carico di lavoro, ci sono sempre più casi appropriati a cui il sistema non riesce a dare supporto. Perché il sistema è in crisi: il numero di posti letto si è ridotto, ci sono sempre meno medici specializzati. Quindi è reale la fatica di garantire a tutti un'adeguata, cura nonostante l'impegno profuso da tutti".

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