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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

“Dare un’anima all’Europa”: dal Friuli una lettera a Renzi

Fogolâr Civic e Academie dal Friûl scrivono al premier Renzi in materia di europeismo facendo propria una vivace lettera di un giovane sostenitore

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di UdineToday

"Egregio Signor Presidente, nel raccogliere le riflessioni dell'opinione pubblica locale in merito al senso di un'appartenenza a una dimensione eurocomunitaria in vista delle prossime elezioni europee, i sodalizi culturali in firma hanno ricevuto anche il testo allegato, che si propone alla Sua attenzione, scritto da un ragazzo di 22 anni, il cui sogno, non solo lavorativo, pare essere ancora quello americano, quello di un'America costituente un'idea prima di essere Stato e sistema economico. Un giovane contributo, Signor Presidente, da questo antico crocevia d'Europa costituito dalla regione friulana: un sollecito a sostegno di una politica italiana tesa a migliorare e a rafforzare un'unità europea che innanzitutto possa prospettarsi come mito positivo e progetto utile per il futuro". Così scrivono Fogolâr Civic e Academie dal Friûl al premier Renzi sui controversi temi dell'europeismo, allegando una lettera del giovane udinese Francesco Nicolettis, richiamante l'attenzione sulla necessità di costituire un'Unione europea innanzitutto politica e ideologica di stampo federale, sull'esempio statunitense. Con tinte vivaci, Nicolettis rimarca, infatti, il disagio di tanti coetanei che oggi "non si sentono all'interno di un continente che parla con una sola voce, ma nel bel mezzo di una cacofonia di suoni discordi che, invece di creare un'armoniosa coesione, generano un assordante frastuono" e conclude affermando che "forse sarebbe il caso, per una volta, che Europa ed Europei mettessero da parte un po' del loro orgoglio e guardassero anche a quei "cowboy" che da ben 238 anni mantengono una federazione di Stati molto diversi tra loro ed ognuno con la propria storia! Per una volta, forse, potremmo imparare qualcosa di positivo da loro, poiché di tanto in tanto anche gli adolescenti insegnano agli anziani. Sarebbe ora di ripensare un po' a questa Unione, di ricostruirla su solide basi e soprattutto di farla conoscere e sentire nell'anima dei suoi cittadini. Difficile? Forse, ma se ce l'hanno fatta i "cowboy" possono farcela anche gli Europei!"

Ecco il testo della lettera del Nicolettis.

Alla cortese attenzione del presidente di

Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico "Fogolâr Civic"

e Circolo Universitario Friulano "Academie dal Friûl"

prof. Alberto Travain

Oggetto: opinioni sullo stato dell'Unione Europea.

Gentilissimo,

pur non potendo per il momento essere presente agli incontri sociali organizzati dai due benemeriti sodalizi sul tema dell'Europa, desidero, con la presente, esprimere comunque il mio pensiero in merito all'Unione Europea e a quello che, secondo me, dovrebbe essere uno dei cardini su cui incentrare un capitolato per i candidati all'Europarlamento. Ecco, dunque, alcune mie riflessioni in proposito.

Si sente un gran vociare ultimamente riguardo a questa Europa, a tratti additata come dispotica e tirannica, a tratti come àncora di salvezza, e il cardine sul quale sembrano far forza entrambe le visioni, specialmente la prima, sembra essere l'Euro, la moneta unica. Quella moneta unica che avrebbe dovuto unire l'intero Vecchio Continente abbattendone i confini e livellando tutti gli Stati membri sullo stesso piano, ma che invece ha generato spaccature e repulsioni che agiscono come una forza centrifuga, spingendo gli Stati sempre più lontano dal centro unitario. Non mi soffermerò sul fatto se l'Euro sia vantaggioso o meno: non ne ho le competenze e lascio a chi le ha fare ragionamenti in merito. Di una cosa, però, sono sicuro, ossia che i passi fatti finora per unire questa Europa sono stati troppo rapidi e troppo timidi!

Troppo rapidi nel senso che, secondo me, si è voluto abbattere le barriere, unificare tutto, senza effettuare prima un'azione di propaganda all'interno dei singoli Stati nazionali, per spiegare ai cittadini cos'è questa Unione Europea, a cosa serve, su quali principi si fonda e come è nata la sua idea fondante. Secondo me, siamo di fronte a una deprecabile carenza di fondamenta "ideologiche" in questa Unione, non perché manchi in se il materiale, ma per il fatto che non si è voluto edificare il tutto su quelle basi. Si è preferito pensare prima all'economia, dimenticando che essa non può guidare la politica e piegarla ai suoi desideri, poiché è la politica che deve agire nell'interesse dei cittadini e piegare ai propri interessi l'economia.

Troppo timidi nel senso che si sono adottate mezze misure, per non infastidire i nazionalismi dei singoli Stati che, dopo ben due guerre mondiali, non sono ancora in grado di mettere da parte i loro rancori per creare qualcosa di più grande! Secondo me, su questo dovrebbero lavorare i nostri europarlamentari: sul consolidamento di fondamenta politiche, ideologiche, basate su principi che accomunino tutto il Continente, pur lasciando a ogni Stato le sue peculiarità, poiché una federazione di Stati non significa omologazione ed appiattimento, bensì rispetto di ogni specifica differenza ed esaltazione di ciò che accomuna, di ciò che può unire.

Tra i giovani miei coetanei che ho avuto l'occasione di conoscere molti non vedono motivi per restare nell'ambito di questa Unione: non la vedono nemmeno o non la percepiscono come qualcosa di positivo, ma come il dominio di alcune nazioni su altre, l'imposizione di regole che valgono per alcuni tra gli Stati membri e per altri no nonché talvolta lo scarso sostegno ai Paesi "partner" in difficoltà. Non si sentono, dunque, quei giovani, all'interno di un continente che parla con una sola voce, ma nel bel mezzo di una cacofonia di suoni discordi che, invece di creare un'armoniosa coesione, generano un assordante frastuono. Se le cose stanno così, che utilità ha, dunque, quell'Unione? Avere una moneta unica che fa figli e figliastri? Avere confini aperti, anche se poi non è proprio così? Solo questo ci unisce? Avere Paesi che non si sa bene se sono dentro o se sono fuori? È questo che ci chiediamo in molti e se è solo per questo che siamo uniti, beh… tanto valeva rimanere "ognuno per se e Dio per tutti", come diceva il mio professore di fisica delle superiori!

Ogni tanto si sente parlare di Stati Uniti d'Europa, un'evidente assonanza con gli Stati Uniti d'America che mi fa sorridere poiché le analogie si limitano solamente a questa suggestione. I cugini d'oltreoceano, i "cowboy" hanno fondato la loro Unione sulla base di principi, non solo sull'unione economica, principi che reggono tuttora e hanno retto persino al potente colpo di maglio della Guerra di Secessione, quando i vincitori avrebbero potuto facilmente e totalmente sradicare le tradizioni dei vinti, ma non lo hanno fatto e ancor oggi il sud del Paese mantiene le sue usanze e il Nord fa lo stesso, ugualmente uniti sotto un'unica bandiera, in un'unica nazione. A unire gli Stati Uniti d'America sono appunto i principi sui quali sono nati.

Forse sarebbe il caso, per una volta, che Europa ed Europei mettessero da parte un po' del loro orgoglio e guardassero anche a quei "cowboy" che da ben 238 anni mantengono una federazione di Stati molto diversi tra loro ed ognuno con la propria storia! Per una volta, forse, potremmo imparare qualcosa di positivo da loro, poiché di tanto in tanto anche gli adolescenti insegnano agli anziani. Sarebbe ora di ripensare un po' a questa Unione, di ricostruirla su solide basi e soprattutto di farla conoscere e sentire nell'anima dei suoi cittadini. Difficile? Forse, ma se ce l'hanno fatta i "cowboy" possono farcela anche gli Europei!

Mandi!

Francesco Nicolettis

Classe 1992

Udine

Udine, 21 febbraio 2014

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